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Auto dall’estero, 4 persone indagate: la Procura sequestra i profitti di reati fiscali

Dalle indagini la scoperta di società fittizie e di quella che viene definita ‘truffa carosello’


CAMPOBASSO. Decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca del profitto dei reati fiscali, richiesto dalla Procura di Campobasso e disposte dal Gip del Tribunale del capoluogo.

Il provvedimento, chiarisce il procuratore Nicola D’Angelo, è stato emesso nei confronti di 4 persone, indagate a vario titolo per i reati di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, e di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, nonché per i reati di bancarotta fraudolenta, falso e sostituzione di persona.

L’indagine, che ha interessato numerose società con sede in Campobasso e diverse annualità di imposta, ha rivelato l’esistenza di un articolato e complesso sistema criminoso organizzato dagli indagati nell’ambito del commercio infracomunitario di autovetture ed in cui, a vario titolo, si avvicendavano vari prestanomi e veniva predisposta falsa documentazione inerente la compravendita delle macchine.

E’ stato così accertata la creazione di società fittizie, cosiddette ‘cartiere’ gestite dagli indagati, il cui unico scopo era quello di interporsi in maniera nella compravendita di autovetture dall’estero, al fine di celare la società campobassana, reale acquirente dei veicoli. Acquisto che avveniva in regime di frode Iva, non versata dalle società, secondo lormai noto meccanismo della ‘frode carosello’.

La fase successiva del meccanismo illecito, ha rimarcato ancora il procuratore, prevedeva, poi, che l’autovettura venisse immatricolata in Italia attraverso la predisposizione di documentazione falsa che attestava, contrariamente al vero, che il singolo e ignaro acquirente si era recato nel paese europeo per acquistare la macchina e che, pertanto, nulla doveva in termini di Iva in Italia.

Condotte criminose venute ala luce grazie al lavoro sinergico dell’Agenzia delle Entrate, della Squadra Mobile e del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Campobasso, che hanno consentito di ritenere raggiunta la prova dei fumus dei reati fiscali, imputati agli indagati, attraverso i quali gli stessi avrebbero conseguito un profitto pari a 312mila euro.

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