Si rischia di morire di solitudine emotiva più che di Covid. E’ la realtà in cui si trovano le persone fragili che attendono la vaccinazione a domicilio. I familiari, ormai esasperati, non sanno più a chi rivolgersi e soffrono questa situazione di sospensione quanto i loro cari cui il tempo è stato ingiustamente sottratto
CAMPOBASSO. Sono sempre più numerose le segnalazioni che giungono da familiari di pazienti allettati e in condizioni di estrema fragilità che attendono la somministrazione dei vaccini a domicilio. Segnalazioni che riguardano ritardi e carenza di informazioni sull’avvio di una campagna che in Molise avrebbe dovuto essere gestita con maggiore organizzazione.
E così un familiare di una paziente ultra ottantenne a cui dovrebbe essere garantita la somministrazione del vaccino a domicilio per le sue precarie condizioni di salute, dichiara di aver inviato prenotazione agli inizi di febbraio ma a due mesi di distanza non ha ricevuto ancora nessuna chiamata.
Neppure dal call-center dedicato dell’Asrem il familiare è riuscito ad avere informazione auspicate. Si naviga ancora a vista nonostante la grave emergenza sanitaria in atto e i rischi ai quali sono esposte le persone più deboli, che oltre alle già precarie condizioni di salute, vivono con il terrore di contrarre un virus da un figlio, un nipote, che potrebbe purtroppo per loro risultare letale.
Le conseguenze di questa condizione che è insieme di terrore e di solitudine emotiva, possono essere nefaste per un anziano o un paziente affetto da gravi patologie. E intanto i giorni trascorrono senza che ci sia ancora una minima certezza per queste persone a cui il tempo è stato ingiustamente sottratto.
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