Scandalo Vaticano, Torzi a processo col cardinale Becciu e altri 8

Dopo l’inchiesta partita dalla compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra, giudizio al via il 27 luglio prossimo: al broker molisano contestate le accuse di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio. La Santa Sede: emersa una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane. I legali difensori pensano al rinvio dell’udienza


ROMA. C’è anche il molisano Gianluigi Torzi tra le dieci persone – laici ed ecclesiastici – rinviati a giudizio per lo scandalo Vaticano partito dalla compravendita di un immobile di lusso a Londra, per il quale il broker con agganci internazionali e già socio dell’ex presidente della Regione Paolo Frattura avrebbe agito da intermediario.

Nomi eccellenti, tra i quali l’ex Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana, il cardinale ‘dimissionato’ Angelo Becciu, il finanziere Raffaele Mincione e quattro società, una riconducibile alla ‘dama del Cardinale’, l’imprenditrice cagliaritana Cecilia Marogna, e tre all’ex gestore delle finanze vaticane Enrico Crasso.

“Con decreto in data odierna – si legge in una nota della Santa Sede riportata dall’AdnKrnos – il presidente del Tribunale Vaticano ha disposto la citazione a giudizio degli imputati nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Il processo avrà inizio all’udienza del 27 luglio prossimo venturo. La richiesta di citazione a giudizio è stata presentata nei giorni scorsi dall’Ufficio del Promotore di Giustizia, nelle persone del Promotore Gian Piero Milano, dell’Aggiunto Alessandro Diddi e dell’Applicato Gianluca Perone e riguarda personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e figure apicali dell’allora Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale“.

Nella nota si spiega che dalle indagini “sono emersi elementi anche a carico del cardinale Giovanni Angelo Becciu, nei cui confronti si procede, come normativamente previsto per i reati di peculato e abuso d’ufficio anche in concorso, nonché di subornazione“. La citazione a giudizio riguarda poi l’ex presidente dell’Aif, René Brülhart, al quale l’accusa contesta il reato di abuso d’ufficio; monsignor Mauro Carlino, ex segretario prima di Becciu e poi del nuovo Sostituto Edgar Pena Parra, al quale l’accusa contesta i reati di estorsione e abuso di ufficio; l’ex gestore delle finanze vaticane Enrico Crasso, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; l’ex direttore dell’Aif, Tommaso Di Ruzza, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio; l’imprenditrice cagliaritana nota come la ‘dama di Becciu’ Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato; il rider Raffaele Mincione, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio; l’avvocato Nicola Squillace, al quale sono contestati i reati di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio; l’ex funzionario laico della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi, al quale l’accusa contesta i reati di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio; il banker molisano Gianluigi Torzi, al quale l’accusa contesta i reati di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio.

Le quattro società a processo sono la HP Finance LLC, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa; la Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., riferibile a Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato; la Prestige Family Office SA, riferibile a Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa; la Sogenel Capital Investment, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa. Taluni dei reati sopracitati – si precisa nella nota vaticana – vengono contestanti anche “in concorso”.

“Le indagini – si legge ancora nella nota della Santa Sede – avviate nel luglio 2019 su denuncia dell’Istituto per le Opere di Religione e dell’Ufficio del Revisore Generale, hanno visto piena sinergia tra l’Ufficio del Promotore e la sezione di polizia giudiziaria del Corpo della Gendarmeria – Le attività istruttorie sono state compiute altresì in stretta e proficua collaborazione con la procura di Roma ed il Nucleo di polizia economico-finanziaria – Gicef della Guardia di Finanza di Roma. Apprezzabile anche la cooperazione con le procure di Milano, Bari, Trento, Cagliari e Sassari e le rispettive sezioni di polizia giudiziaria”.

“Le attività istruttorie, svolte anche con commissioni rogatoriali in numerosi altri paesi stranieri (Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Jersey, Lussemburgo Slovenia, Svizzera), hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse destinate alle opere di carità personale del Santo Padre. L’iniziativa giudiziaria è direttamente collegabile alle indicazioni e alle riforme di Sua Santità Papa Francesco, nell’opera di trasparenza e risanamento delle finanze vaticane; opera che, secondo l’ipotesi accusatoria, è stata contrastata da attività speculative illecite e pregiudizievoli sul piano reputazionale nei termini indicati nella richiesta di rinvio a giudizio”, conclude la nota.

Intanto i legali difensori di Torzi, Ambra Giovene e Marco Franco, pensano al rinvio dell’udienza. Come dichiarato all’AdnKronos dalla Giovene, non c’è stato ancora il tenpo di leggere il decreto di citazione, “un decreto corposo, più complesso di quello che ci saremmo aspettati perché coinvolge anche delle società. Io trovo inaccettabile che si fissi un processo il 27 luglio perché non ci viene dato il tempo di organizzare una difesa seria, adeguata, degna di questo nome”.

“Ovviamente – continua l’avvocato – non si tratta solo del decreto ma anche degli atti depositati relativi a tre anni di indagini. Noi abbiamo necessità di avere il tempo di organizzare la difesa. Per ora posso parlare solo a mio nome, e non degli altri difensori perché gli imputati sono diversi, ma noi siamo pronti a presentare un’istanza di rinvio. Sono fiduciosa che il presidente Giuseppe Pignatone che è una persona estremamente responsabile saprà valutare con attenzione le nostre necessità”.

“Per noi – ribadisce l’avvocato Giovene – sarà necessario concordare un’istanza di rinvio: non un rinvio pretestuoso, ma che serve a tutti per fare una riflessione condivisa su atti che sono molto complessi. Si pensi – sottolinea – alla necessità di nominare uno o più consulenti, di incontrare i clienti e su questo devo dire che la posizione di Torzi è la più svantaggiata di tutti. Torzi è in attesa di estradizione dall’Inghilterra per una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice italiano”.

 

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