Nei giorni scorsi ai piedi di una torre eolica in agro di Pietracatella è stato rinvenuto un Nibbio bruno ferito, deceduto poco dopo il ritrovamento
PIETRCATELLA. Il rapace mostrava una vistosa lacerazione al petto e una frattura alare provocati dalla collisione con il rotore eolico. L’impianto non è nuovo a questo genere di ritrovamenti, diversi rapaci vengono ritrovati morti ai piedi delle torri d’acciaio che dal territorio di Campolieto fin quasi al Lago di Occhito occupano minacciosamente i crinali abitualmente usati dai rapaci per le correnti ascensionali. Ma è solo la punta dell’iceberg: questo fattore di rischio va proiettato per le migliaia di torri eoliche di grossa taglia, anche di nuova generazione, che stanno inondando tutto il Mezzogiorno determinando, inoltre, anche degrado e sottrazione di territorio utile alle specie più minacciate.
“Le nostre osservazioni sui danni alla fauna protetta– puntualizzano alla LIPU – vengono spesso ignorate. La Regione faccia una volta per tutte un piano per evitare di vedere il Molise invaso da una foresta di pale eoliche”.
La devastazione del paesaggio è ormai un dato di fatto, intere aree vengono occupate da gigantesche torri che ne brutalizzano la vocazione storico-agricola della regione. Il tutto in nome di una presunta produzione di energia “pulita” che ha invece alti costi ambientali e tantissimi animali uccisi o sfrattati dalle pale in funzione.
Nibbi reali, poiane, gheppi, gufi comuni e numerosi pipistrelli rimangono spesso vittime ignare della pericolosità di questi impianti industriali.
“Quasi sempre si tratta di specie protette a livello comunitario – sostengono gli ambientalisti – e le azioni di tutela vengono completamente vanificate dalla presenza degli impianti eolici”.
Per la LIPU è tempo di modificare le linee guida regionali per la valutazione della localizzazione degli impianti, che non possono più sorgere in aree in cui sono presenti specie protette, rotte migratorie e dormitori di pipistrelli, ma anche di valutare lo stop ad ulteriori impianti, che ormai stanno saturando quello che rimane del Molise.
“Se come per il Nibbio bruno – concludono alla LIPU – sono previsti interventi di tutela dettati dalle Direttive comunitarie, la presenza delle torri eoliche in talune aree non sono compatibili ed andrebbero rimosse definitivamente”.
Per gli ambientalisti non è più tempo di attendere, azioni mirate e decise vanno intraprese per evitare la scomparsa dei rapaci nei prossimi decenni oltre a rispettare quanto previsto dalla norme nazionali e comunitarie per evitare condanne e azioni legali contro il nostro Paese ormai martoriato in molte regioni dalla piaga dell’eolico selvaggio.