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I tentacoli della mafia sul Molise. L’allarme di Pinelli: territorio attrattivo per la mala organizzata

Le parole del procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso, Mario Pinelli, nella cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario


CAMPOBASSO. I tentacoli della malavita organizzata sul Molise, negli ambienti giudiziari c’è viva preoccupazione per l’esposizione della regione agli ‘appetiti’ appetiti di cellule mafiose, che anche se non radicate storicamente sul territorio, finiscono con l’addentrarvisi pure per effetto della contiguità geografica.

A lanciare l’allarme il procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso Mario Pinelli, nella relazione letta per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Cerimonia iniziata con l’intervento del presidente Rossana Iesulauro, che ha fatto il punto sulla situazione nel distretto, che non ha mancato di far riferimento alle difficoltà vissute anche dall’amministrazione della giustizia durante il periodo Covid.

Segni delle infiltrazioni delle mafie, ha rimarcato Pinelli facendo riferimento alle relazioni dei procuratori di Campobasso e Isernia e alla Dda, oltre che alle attività svolte dalle forze di polizia, alcuni reati sentinella. A partire dalla droga che dalla Puglia passa per il Molise per poi essere canalizzata su altre regioni a nord, al deposito di armi da parte di clan pugliesi per i quali il territorio molisano rappresenta una valida opzione, anche perché piuttosto defilato; allo stoccaggio di rifiuti su un territorio in gran parte ancora incontaminato; al riciclaggio; alla consumazione di estorsioni, spesso indotte dal convincimento della malavita organizzata di poter impattare su destinatari, non ancora mai attinti da richieste di ‘pizzo’ e magari anche destinatari di sussidi economici in arrivo per il settore imprenditoriale.

Pericoli, ha aggiunto il procuratore della Corte di Appello, a cui va aggiunta la preoccupazione per il “non infrequente stazionamento sul territorio molisano di numerosi ex collaboratori di giustizia, che parrebbero in molti casi non aver definitivamente reciso il collegamento con le cellule criminali di provenienza”.

Chiari collegamenti a organizzazioni mafiose, ha rimarcato Pinelli, si evidenziano da due grosse operazioni, sempre legate alla droga, che hanno consentito di accertare il collegamento con il clan foggiano dei Moretti e quello camorristico dei Di Lauro.

Quanto ai reati cosiddetti comuni anche in Molise sono invece aumentati i reati legati all’indebita percezione del reddito di cittadinanza e i reati con modalità informatiche, con le frodi on line passate da 689 a 989, malgrado i maggiori acquisti fatti sulla rete a causa delle restrizioni alla circolazione dovute proprio all’emergenza sanitaria. Probabilmente a causa delle conseguenze della pandemia sono invece diminuiti gli incidenti sul posto di lavoro, così come gli incidenti stradali, con 20 morti invece di 25 dell’anno precedente e 366 feriti, invece di 399.

Non sono mancati, nelle parole del procuratore, i riferimenti alla carenza di organico, tra i magistrati e nel personale amministrativo. Sia a Campobasso che a Larino, in quest’ultima Procura con due soli sostituti malgrado la posizione “di quell’Ufficio inquirente, collocato in zona di passaggio obbligato tra la Puglia e le regioni a nord, sia tale da indurre a sconfinamenti della criminalità organizzata quasi fisiologici e che meriterebbero perciò un adeguato controllo non solo da parte della DDA, che già bene opera, quanto altresì, anche da parte della Procura del circondario”.

C.S.

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