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Santi Cosma e Damiano: presentato il libro di Gioielli

La copertina del testo di Gioielli
La copertina del testo di Gioielli

ISERNIA. Era il periodo del ‘Gran tour’, quello del ‘700, quando i più grandi intellettuali d’Europa attraversavano l’Italia per visitare l’arte dello Stivale. E proprio in quel periodo, precisamente nel 1790, lo studioso inglese, Richard Colt Hoare, descriveva la ‘fiera, dove occorrono a vendersi gran quantità di animali d’ogni spezie […]. Gran parte, però, della gente vi accorre per divozione dei SSi Martiri, de’ quali altri per cercar salute […]’. I martiri, i Santi Medici Cosma e Damiano, la cui opera guaritrice e il culto a loro dedicato hanno radici antichissime. I ritrovamenti di reliquie all’interno della chiesa riportano a oltre un millennio e mezzo di anni fa la loro attività medica. La diffusione della storia religiosa di Isernia, da oggi si arricchisce di un nuovo documento dai tratti storico-antropologici e religiosi. È il libro scritto da Mauro Gioielli, tra i più prolifici scrittori e ricercatori di tradizioni folkloriche della provincia di Isernia. Il musicista e ricercatore, con il Comune di Isernia, ha presentato giovedì 26 settembre il suo ultimo lavoro ‘Il culto dei Santi Cosma e Damiano’. Un’antologia dei due Santi, una raccolta di documenti, testimonianze e immagini della vita e delle opere dei fratelli che hanno ‘guarito’ la gente di Isernia.
Nel testo di Gioielli si possono trovare le origini della devozione: a partire dalla storia di un mietitore che, addormentatosi con la bocca aperta, si svegliò con forti dolori allo stomaco. Le fitte lancinanti erano dovute a un serpente che s’infilò nella bocca fino a scendere nelle viscere del contadino. Una volta accortosi dell’accaduto, il mietitore invocò i due martiri che, con un miracolo, guarirono l’uomo. Anche la ‘baronella r Sant’Agapete’, rientra tra le protagoniste più indicative della tradizione. Si narra, infatti, che la donna, durante il sonno, (come il mietitore) fu vittima di un’altra incursione di insetti, questa volta, però, è un tagliaforbici nell’orecchio sinistro. ‘La purtattene a Sernia’ , nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Gli zampognari, presenti alla festa, suonavano tarantelle: al ritmo incalzante, accompagnato da un ballo demoniaco dell’ammalata, seguì la guarigione di quest’ultima.
‘Il miracolo – spiega l’autore del libro – è documentato in un libretto del XVII secolo dell’arciprete Vincenzo Ciarlanti. La vicenda della ‘baronella’ presenta elementi propri del tarantismo: l’infermità fisica, la presenza dell’insetto, la cura della danza, sono gli elementi classici delle tradizioni meridionali dell’Italia, appunto quelle della ‘Taranta’.
Altra particolarità della storia dei SS martiri è legata agli ex-voto segnalati dallo scrittore inglese Hamilton. ‘Votum Fecit Gratiam Accepit ‘. La frase è riportata su una delle reliquie depositate nella chiesa. Riassume il rapporto tra i fedeli e i santi, i quali erano famosi anche perché non si facevano pagare la prestazione medica. I pazienti quindi, in onore e devozione dei ‘medici curanti’ facevamo ‘voto per la grazia ricevuta’. Altro aneddoto appartiene, invece, alla storia recente della città. Dall’ospedale una donna con problemi di allattamento, guardava la chiesa posizionata nella parte sud della gola che circonda il colle sul quale furono erette le mura della città. Guarita, la donna promise ai Santi di partecipare per il resto della sua vita alle processioni durante i tre giorni di festa.
Il legame tra la città e i Santi medici sopravvive alle generazioni e alle perplessità miracolistiche. Ecco perché, nel 2013, la tre giorni di fiera, che ha luogo nella parte storica di Isernia, continua a esercitare il suo fascino. L’amministrazione comunale con Mauro Gioielli ha deciso di pubblicare questo documento, ‘affinché si possa trasmettere e divulgare, negli anni a venire, la tradizione, rinforzare la fede, e non da meno, rinforzare l’aspetto del turismo religioso nella provincia pentra’.

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