HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLIAgnone, emozioni per il fiume di fuoco della 'Ndocciata

Agnone, emozioni per il fiume di fuoco della ‘Ndocciata

Le torce riscaldano i cuori delle migliaia di persone presenti all’antico rito, che s rinnova ogni anno tra suggestioni e tradizioni. il presidente della pro loco Giuseppe Marinelli: invieremo la candidatura della manifestazione come patrimonio immateriale dell’Unesco

 

AGNONE. Un’edizione da non dimenticare, quella della ‘Ndocciata 2013 dell’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione. Il fiume di fuoco ancestrale, che ha radunato ad Agnone, come sempre, migliaia di presenze, circa 15mila secondo gli organizzatori, sarà candidato a patrimonio immateriale dell’Unesco. Lo ha rivelato il presidente della Pro loco, Giuseppe Marinelli, che si è detto molto soddisfatto per la riuscita della manifestazione. Un’edizione da record, che ha visto infatti un giovane portatore di contrada S. Onofrio, il 19enne Mario, caricarsi sulle spalle ben venti ‘ndocce, per un peso di 140 chili.  

Agnone, emozioni per il fiume di fuoco della 'Ndocciata
Uno degli ‘ndocciatori

Il gigantesco fiume di fuoco che scorre in mezzo all’antico borgo di Agnone, in nome di una tradizione che si perde nella notte dei tempi, evoca sempre grandi suggestioni in chi assiste,  grazie al crepitio dell’abete che infiamma i cuori. L’antico rito, una volta dedicato al sole ed al suo ciclo annuale, ripreso dal cristianesimo e divenuto, pertanto, fuoco in onore del Dio che nasce, del Cristo luce e salvatore del mondo, è la tradizione natalizia legata al fuoco più imponente che si conosca al mondo. Non solo una bellissima, spettacolare e suggestiva processione di fiamme e scintille, ma un’interminabile emozione, poco descrivibile se non vissuta dal vivo.  Veri protagonisti dell’evento sono i portatori, esclusivamente uomini, di tutte le età. Con indosso il tipico costume contadino – composto da un cappello a tronco di cono mozzo, un mantello di lana nero, la cosiddetta ‘cappa’; una camicia a girocollo, aperta fino a metà petto, con quattro bottoni; dei calzoni lunghi; calze di lana di pecora, di colore bianco o nero; scarpe di cuoio nero – sono divisi in gruppi provenienti dalle contrade rurali di Agnone.  Tutti loro sfilano con le grandi torce ardenti sulle spalle, alte 3 metri e dal peso di circa 8 chili l’una, e si sfidano ogni anno per la conquista del trofeo artistico dello ‘Ndocciatore, realizzato dallo scultore locale Ruggiero Di Lollo. Cinque i gruppi che negli ultimi anni hanno animato la ‘Ndocciata: Capammonde e Capabballe, Colle Sente, Guasta, Sant’Onofrio e San QuiricoCamminano sicuri, nascondono lo sforzo anche quando non ce la fanno più e danzano al centro della piazza, roteando su se stessi, come fossero pavoni dalla gigantesca coda di fuoco. Mostrano a tutti la loro forza, il loro coraggio e la maestosità delle fiamme che li circondano. È il rito antico che si ripete, l’immagine ancestrale che richiama significati che sembrano persi, ma in realtà sempre presenti: fertilità, forza creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le grandi fiamme delle ‘ndocce. I giovani forse non lo sanno, ma sono i continuatori di liturgie vecchie quanto il rapporto fra l’uomo e la natura. Una volta giunti in piazza si accende un gran falò, attorno al quale la popolazione si riunisce per dare l’addio a quanto di negativo c’è stato durante l’anno che sta per finire, e che sarà simbolicamente bruciato nel fuoco.

A.I.

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