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La ‘Ndocciata di Agnone, una pioggia di fuoco solstiziale

L’antico rito  si rinnoverà come tradizione vuole domani, 8 dicembre


AGNONE. Domani, 8 dicembre, si svolgerà a Agnone il tradizionale rito della ‘Ndocciata. Una pioggia di faville invaderà le strade della cittadina molisana e la luce delle fiaccole, in spalla ad abili portatori, illuminerà la sera dicembrina, annunciando la nascita di Cristo. La ‘Ndocciata di Agnone rientra tra gli antichi riti che i popoli italici celebravano nel giorno del Solstizio d’inverno, il 21 dicembre, quando le ore diurne si riducono a favore di quelle notturne.

Si supplicava il Sole di non svanire e, quando la sera scendeva, ne invocavano il ritorno. Il clima rigido e le tenebre erano segni di una divinità latente, che aveva abbandonato l’uomo ai demoni della notte. Nei boschi della Germania o sugli Appennini si accendevano falò per tenere lontane queste strane entità e per ridare forza con la loro luce e il loro calore al Sole declinante. Anche in Molise si celebravano culti solstaziali. La ‘Ndocciata ha origini antiche: i sanniti erano soliti migrare nei primi giorni d’inverno e, dovendo muoversi nel buio serale, illuminavano il loro percorso con grandi torce. Questa usanza ha attraversato i secoli ed è stata cristianizzata, inserita tra le celebrazioni dell’Avvento.

La ‘Ndocciata è una sfilata di ‘Ndocce, ovvero di torce a forma di raggiera, composte da tre a venti fuochi e poste sulle spalle di esperti portatori, provenienti dalle cinque contrade di Agnore: Capammonde, Colle Sente, Guastra, Sant’Onofrio e San Quirico. Il corteo attraversa il corso principale della città, illuminandolo con una lunga scia di fuoco. Arrivati a Piazza Plebiscito, nel centro città, le ‘Ndocce vengono gettate in un grande focolare, il Falò della Fratellanza, intorno al quale le contrade si riuniscono per i festaggiamenti conclusivi. Il fuoco è un simbolo divino e lo splendore della fiamma, intensa o meno, indicava la presenza degli dei o di Dio nella comunità. Il 21 dicembre i popoli antichi incitavano le divinità solari (Horus, Mitra, Saturno…) a non abbandonarli, ma dopo il Solstizio la luce del Sole sarebbe ritornata di nuovo splendente.

Era un momento di passaggio per il rinnovamento totale del cosmo, il Dies Natalis Solis Invicti, in italiano, il Giorno della Nascita del Sole Invincibile, il 25 dicembre. Anche ad Agnone, come in tutto l’Occidente, non si invoca più Mitra o il celtico Lug, ma Gesù Cristo, come spiegò papa Benedetto XVI nell’Udienza Generale del 23 dicembre 2009: “Nella cristianità la festa del Natale ha assunto una forma definita nel IV secolo, quando essa prese il posto della festa romana del “Sol invictus”, il sole invincibile; si mise così in evidenza che la nascita di Cristo è la vittoria della vera luce sulle tenebre del male e del peccato”.

Alfredo Incollingo

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