L’importanza di spendere il proprio tempo investendo sulla curiosità

Lettera aperta di una tirocinante presso il laboratorio di sicurezza informatica I-Forensics di Isernia


Se esiste qualcosa di automatizzato è perché un pigro ne aveva bisogno e uno scienziato, più pigro di lui, ha deciso di realizzarlo. Uno scienziato, però, non è un pigro ‘semplice’ (la pigrizia, infatti, ha un fortissimo nemico naturale: la curiosità, caratteristica propria delle persone di scienza), bensì un pigro complesso, alternativo. Se incolpate di pigrizia uno scienziato, vi risponderà sicuramente che si tratta solo di ‘ottimizzazione dei tempi’.

Mi chiamo Marika e sono una studentessa del Corso di Laurea di Informatica dell’Università degli Studi del Molise. Per me, la massima ‘Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno nella tua vita’, più che un consiglio, è una vera e propria aspirazione. Ho sempre vissuto lo studio con l’ansia da prestazione e, tuttavia, consapevole che stavo comunque spendendo bene il mio tempo. Se hai la curiosità dalla tua parte, non hai bisogno di particolari doti, ma solo di pazienza e dedizione. Se la ‘curiosità è donna’, lo diventa ancor più nell’ambiente informatico, dove le donne sono (ancora) poche rispetto ai loro colleghi maschi. Da qualche anno, l’università italiana impone, a tutti gli studenti di qualsiasi corso di laurea, di svolgere un periodo di tirocinio presso un ente o una azienda convenzionata con l’ateneo di appartenenza. Sono ore che, per qualsiasi studente, possono sembrare un attimo (se scegli il posto giusto) o apparire un’eternità (se capiti, invece, in quello sbagliato). Su questa esperienza s’è raccontato davvero di tutto: ore interminabili passate a litigare con fotocopiatrici in angusti stanzini, caffè portati a un capo perennemente arrabbiato e polverosi schedari da riordinare (come se non esistessero i computer che possono farlo prima e meglio). Leggende, queste, che troppo spesso si sono trasformate in tristi realtà, finendo col mortificare quello che dovrebbe, invece, essere, un momento di crescita personale e professionale per ogni studente. Fortunatamente per me, il mio campo di studi è particolarmente vasto e settorializzato, cosa che permette, a chiunque, di trovare la specializzazione più consona ai propri interessi.

Il fascino dell’informatica è dato proprio dalla sua versatilità: ‘Computer Science is the new black’-l’informatico sta bene (dovunque) e serve (ovunque). Il senso di realizzazione professionale generato dalla scoperta di questa versatilità è stato uguagliato solo dalla meraviglia nello scoprire che, in Molise, esiste qualcuno che ha dato forma e sostanza a qualcosa di unico e particolare: un ‘laboratorio di informatica giuridica’. Ne ero incuriosita, e decisi di iniziare proprio lì il mio tirocinio universitario.

Oggi, vivo e respiro le emozioni di quell’ambiente: tra strumenti investigativi fino a quel momento sconosciuti e visti solo nei film polizieschi, ho partecipato a tutte le attività dell’I-Forensics, mi sono ‘sporcata le mani’, e ho capito quanto di vero c’è nei libri e quanto invece nei libri non c’è affatto. Ho dovuto interagire con clienti, enti e forze di polizia, e mi sono sentita utile e professionalmente importante, perché qui, all’I-Forensics, ti fanno sentire proprio così: utile e importante. Tutto ciò che sto imparando qui vorrei che potessero apprenderlo anche i miei coetanei; vorrei che, in giro, ci fossero più ‘Saverio e Paolo’ pronti ad aprirti le porte, ad accoglierti, a formarti, ma, soprattutto, a darti quella grande carica, quella grande spinta motivazionale che danno a tutti e che qui hanno dato anche a me. All’I-Forensics sanno bene che l’orologio di noi studenti corre molto più velocemente di quello di qualsiasi altro. Tanti ragazzi, prima di me, sono entrati da quella porta, per svolgere il loro periodo di tirocinio, per scrivere le loro tesi e tutti si sono sempre sentiti come io mi sento ora: a casa, fra amici, in famiglia.

Marika Centra