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Smart toys: giochi a prova di privacy

L’Autorità garante osserva come si tratti di dispositivi talmente intelligenti da utilizzare con cautela


di Pamela La Farciola

I cosiddetti smart toys sono giocattoli intelligenti in grado di interagire tramite microfoni, fotocamere, sistemi di localizzazione e sensori con le persone e con l’ambiente circostante, registrare suoni, scattare foto, girare video e collegarsi con Internet.
Detti dispositivi tecnologici riescono dunque a raccogliere, elaborare e comunicare dati e informazioni di diverso genere, dalla voce alle password, dalle immagini alle e-mail, fino ai gusti, alle preferenze e alle abitudini non solo del minore ma dell’intera famiglia presentando in tal modo un evidente rischio per la privacy. L’utilizzo di questi strumenti, a volte anche con utili funzioni educative, è però in grado di captare informazioni personali incidendo significativamente sulla privacy dei soggetti coinvolti, a partire dai minori, ed è per questo che il Garante per la protezione dei dati personali ha ricordato come sia opportuno leggere con attenzione l’informativa sul trattamento dei dati personali raccolti che dovrebbe sempre essere disponibile nella confezione e/o pubblicata sul sito dell’azienda produttrice, dato che per attivare un giocattolo intelligente è necessario registrarsi fornendo dati personali (tra cui ad es. il nome del bambino o la sua età).
L’Autorità garante si sofferma sul fatto che nel momento in cui viene attivata la connessione ad Internet dello smart toy o della app che lo gestisce, occorre fare attenzione a fornire solo le informazioni specificamente necessarie per la registrazione ed eventualmente utilizzare pseudonimi per gli account, soprattutto se sono riferiti a minori; è altresì opportuno limitare la possibilità di raccolta e memorizzazione di dati da parte del giocattolo ad esempio disattivando strumenti di rilevazione che possono risultare non indispensabili per il funzionamento come la geolocalizzazione. Il Garante così ricorda che alcune app utilizzate per gestire smart toys possono richiedere l’accesso alla memoria, al microfono, al WiFi o alla connessione Bluetooth dello smartphone o del tablet su cui vengono installate.
Ciò che viene fuori è chiaramente riconducibile al fatto che evitare di concedere queste autorizzazioni, se non sono strettamente necessarie per il funzionamento del giocattolo, è una soluzione migliore e, in ogni caso, è importante informarsi sempre su chi e come potrebbe utilizzare i dati raccolti anche in relazione al fatto che il giocattolo “intelligente” impara interagendo con chi lo usa. Se è in grado di parlare, può allora ripetere le parole che gli vengono dette, comprese eventuali “parolacce”, espressioni violente o frasi offensive ed è opportuno ricordare, dice l’Autorità Garante, che se si vuole uno smart toy “educato” il punto di partenza è interagire con lui in modo educato.
Il messaggio che ne viene fuori è certamente l’auspicio di un utilizzo responsabile tutti gli oggetti “intelligenti” eventualmente presenti nell’ambiente domestico in cui viviamo poiché non bisogna dimenticarsi che gli smart toys, come tutti i dispositivi che sono parte dell’Internet of Things (Internet delle cose) non si limitano ad essere in connessione soltanto con la rete, ma sono anche in grado di “dialogare” tra loro amplificando così la possibilità di incrocio dei dati e di diffusione delle nostre informazioni personali.

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