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Portogallo, patria di Pessoa

Un racconto della terra che ha dato i natali al grande poeta e scrittore


di Marilena Ferrante

“Ah, non c’è nostalgia più dolorosa di quella delle cose che non sono mai state! Quello che sento quando penso al passato che ho avuto nel tempo reale, quando piango sul cadavere della vita della mia infanzia passata…proprio questo non raggiunge il fervore doloroso e tremulo con cui piango sull’irrealtà delle umili figure secondarie dei miei sogni…. Oh il passato morto che porto con me e non è mai stato che con me! I fiori del giardino della casetta di campagna che non è mai esistita se non in me”. Così recita il poeta portoghese Fernando Pessoa , ne “ Il libro dell’inquietudine” una delle sue opere più belle.

E non poteva che essere portoghese Pessoa, commisurato al grande Pablo Neruda, rivive nelle sue opere l’atmosfera triste e malinconica della sua Lisbona. Attraversando il Portogallo si avverte uno strano senso mistico, una lentezza di pensieri e una coreografica scena che coinvolge i sentimenti degli spiriti più sensibili e ribelli. Le viste alle disseminate chiese e monasteri rendono indimenticabile un viaggio nel mistero di una terra che, sotto l’influsso dell’Atlantico rivendica il suo talento di mercenario vagabondaggio, di conquista e di possedimento del mare, delle genti lontane, della forte identità cattolica e della maestria nella navigazione.

Così Lisbona che non crede, come tutti il Portogallo, alla sua bellezza , discreta con i suoi “ tuc-tuc” guidati da giovani intraprendenti che con il sorriso accennato, si spingono a dare spiegazioni in inglese ai turisti i cui occhi cadono sulla Baixa, , Il Bairro Alto, la Praca do Comercio , La torre di Belen con il Monastero dos Jeronimo, costruito per festeggiare il ritorno di Vasco de Gama dall’India, Alfama, quartiere del Chiado. Sembra riecheggiare per le vie il Fado , canto malinconico intonato dai navigatori sulle navi quando partivano. Arrivati a Tomar si ci immerge nella storia dei Templari con il famosissimo Convento di Cristo che con il suo splendore testimonia la grandezza dell’ordine dei Templari. Ed è qui si affacciano alla mente quelle suggestioni poetiche che assimilano alla grandezza e alla sfrontatezza della casa reale e della chiesa di allora, la calamita interiore che esplora gli ampi spazi che dispongono all’eterno sentire il visitatore.

Austera e intellettuale si mostra Coimbra con la sua famosa Università fondata nel 1290, fra le prime in Europa. Ad oggi è il maggior centro universitario del paese ed ospita, oltre agli studenti del luogo, circa 20.000 studenti provenienti dalle altre città del Portogallo. L’Università fu in realtà fondata a Lisbona e trasferita a Coimbra nel 1537. Da allora ha avuto fra i docenti i maggiori intellettuali ed artisti europei e questo le ha dato fama facendola assurgere a centro universitario di eccellenza. Ed ancora Porto, in italiano Oporto, uno dei distretti più industrializzati del Portogallo ed è talora chiamata A capital do norte ( la capitale del Nord) per la sua ricchezza e il suo valore commerciale. Qui si produce il famoso ( Vinho da porto), prodotto con uve della valle del Douro, identificato con la città, a partire dalla seconda metà del XVI secolo perché gran parte della produzione veniva esportata per via marittima dal porto. Qui si trova l’imponente Palazzo della Bolsa, la Cattedrale,, il convento di San Francesco e la Torre dos Clerigos.
Tornati dal Portogallo si vorrebbe aver portato con sé una bisaccia colma di quelle tante piccole cose che ci hanno attraversato, di quei mondi perduti accesi dal ricordo e la memoria dei re e delle regine, dei loro intrighi di corte, della loro fallace condivisone con il mondo e il tempo che andavano come ora vanno nelle piazze, negli edifici graffiati dal tempo e consumati negli occhi di chi ricorda ancora quegli spiragli di solitudine e di estenuante carezza dell’anima.

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