HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLI"The Cleaner": inaugura la retrospettiva su Marina Abramović a Palazzo Strozzi

“The Cleaner”: inaugura la retrospettiva su Marina Abramović a Palazzo Strozzi

L’artista serba è una vera e propria icona per l’arte contemporanea. In mostra dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 a Firenze (GUARDA LA FOTOGALLERY)


È il 1997. Nello scantinato veneziano è buio, le uniche fonti di luce sono dei video proiettati su una parete: è l’immagine bidimensionale di una donna dai lineamenti forti con indosso un camice da scienziato. Racconta che nei Balcani sono stati creati i Ratti-Lupo, bestie che, calate in situazioni critiche, perdono ogni forma di solidarietà nei confronti del consimile e iniziano a sterminarsi vicendevolmente. Davanti alla parete, millecinquecento ossa bovine: la maggioranza di esse sono ancora insanguinate e ricoperte di tessuti connettivi. La stessa donna del video, questa volta in carne ed ossa, troneggia sul macabro ammasso e intona canzoni della giovinezza trascorsa in Serbia. Nel mentre, con una spazzola pulisce i resti organici: strofina, raschia, elimina, ripete. L’intento è quello di farsi addetta alle pulizie per eccellenza del superfluo, sia esso pubblico o privato: ripulire il mondo dagli orrori della guerra del Kosovo, simbolicamente denunciando la pulizia etnica caratterizzante il conflitto e al contempo facendo ammenda dei suoi stessi compatrioti; ripulire dagli eccessi e dalle sofferenze quel grand tour che è la sua vita privata. È questo il modo in cui lo fa Marna, da sempre: ed è quest’azione che giustifica il titolo de lla mostra che avrà luogo a Palazzo Strozzi tra il 21 settembre 2018 e il 20 gennaio 2019. È la provocazione insita nell’oltraggio alla sacralità del corpo e la volontà di spingersi sempre oltre che le hanno valso il titolo di matriarca della performance art, oltre che artista di fama mondiale.

L’artista serba è una vera e propria icona e punto di riferimento per l’arte contemporanea: Palazzo Strozzi accetta la sfida di raccontare una vita e una carriera del tutto eccezionali. Articolando la narrazione su diversi livelli, peculiare è stata la scelta di ri-performare alcune delle sue opere più celebri, avvalendosi di giovani artisti allenati appositamente per sostenere gli sforzi fisici richiesti. Ad esempio, nella serie Freeing i performers danzano nudi fino allo sfinimento, urlano fino a perdere la voce, danno voce ai pensieri fino a quando le parole si esauriscono; Luminosity è una prova di resistenza in cui l’artista resta sospesa in un alone luminoso, a cavallo di un sellino di bicicletta, resituendo un senso di dilatazione dello spazio fisico. C’è anche un livello espositivo: tra le sue opere giovanili figurative e non, la celeberrima Rhythm 10. Riproponendo un gioco popolare tra i contadini serbi, l’artista ha dieci coltelli a disposizione: con la mano appoggiata sul pavimento, sferra colpi ritmici negli spazi tra un dito e l’altro e, ogni volta che si taglia, cambia coltello e aumenta la velocità.

Altro punto cruciale della sua produzione artistica riguarda le cronache della sua collaborazione-relazione con l’artista Ulay: in Imponderabilia il visitatore è costretto a passare tra i corpi nudi, simbolo di tensione polare tra maschile e femminile, disposti a mo’ di colonne; in Rest Energy lui tende la corda di un arco, la cui freccia è pronta a scoccare, puntata contro il cuore di lei. La scelta di Palazzo Strozzi è una scelta difficile. L’esposizione della sterminata e provocatoria opera dell’artista al grande pubblico è un rischio, ma la fondazione si rivela pronta a prendersene ogni responsabilità: probabilmente orgogliosi del fatto che questa sia la loro prima grande mostra interamente dedicata a una donna, i curatori esprimono rinnovato entusiasmo e ottimismo.

Per maggiori info: https: //www.palazzostrozzi.org/

Emanuela Alonzo

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