In un silenzio irreale si è rinnovato uno dei riti più suggestivi e sentiti dalla comunità. In corteo gli Incappucciati-penitenti, simbolo del Calvario di Gesù. GUARDA I VIDEO
ISERNIA. Il tempo si è fermato in un’atmosfera surreale per dare ancora una volta voce alla passione e alla morte di Cristo. Migliaia anche quest’anno gli isernini che hanno preso parte a uno dei riti da sempre più sentiti dalla comunità: la processione del Venerdì Santo, ormai unico evento a non tradire mai le aspettative in città, in termini di presenze
Al calar del sole, la città si è immersa nella preghiera, per rivivere – tra fede e suggestione – il calvario di Gesù.
Un silenzio rotto soltanto dalle note della banda, dai canti del coro e dalle preghiere dei fedeli. Un’emozione profonda che tocca l’anima, quella che ormai da secoli, caratterizza il corteo sacro.
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Partendo dalla chiesa di Santa Chiara, la processione ha portato la sua benedizione lungo il seguente percorso: corso Marcelli, piazza Celestino V, piazza Carducci, via d’Apollonio, via Kennedy, via Giovanni XXIII, via Formichelli, via Ciampitti, via Sicilia, via Molise, piazza D’Uva, via Umbria, corso Risorgimento, via Ponzio, via Lorusso, piazza Carducci, piazza Celestino V, via Marcelli, via d’Apollonio, rampa Purgatorio, via Marcelli, per poi rientrare infine in chiesa.
Lungo le vie della città la folla di fedeli si è raccolta al passaggio del Cristo Morto e della Mater Dolorosa, portati dagli Incappucciati-penitenti: uomini e donne che indossano una tunica bianca, cinta da un cordone rosso, e un cappuccio che ne cela l’identità. Alcuni sfilano scalzi portando in processione i busti degli ‘Ecce Homo’ e le Croci de Calvario e della Via Crucis.
Al seguito i membri delle Confraternite, le associazioni di volontariato, poi le autorità civili, militari e religiose e tantissimi fedeli. Particolare attenzione, come sempre, è stata rivolta alla preparazione delle statue della Mater Dolorosa e del Cristo Morto, eseguita da alcune donne anziane, con accuratezza e, come spesso accade in questi casi, in un’atmosfera di riservatezza e di religioso raccoglimento.
Il corpo del Cristo sul letto di morte, segnato dalle ferite del martirio, è ornato con una composizione di fiori freschi che lo circonda interamente. La statua dell’Addolorata è stata vestita con un abito nero e un mantello, arricchiti da ricami dorati, sulla testa ha una corona e sul petto un grande cuore argenteo, trafitto da sette spade, i sette peccati capitali.
Il sentimento di dolore trova la sua massima espressione anche nei busti dell’Ecce Homo, che presentano Gesù dopo la flagellazione, con le mani legate e un fusto di canna, posto di traverso, simbolo dello scettro derisorio.
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