La vera storia di Babbo Natale

Un santo turco vissuto nel III-IV secolo è diventato il mito dei bambini di tutto il mondo. Gli antichi inglesi lo chiamavano Father Christmas, gli olandesi Sinterklaas


di Mauro Gioielli

Come tutti sanno, Babbo Natale, ossia la personificazione della festa più sentita dell’anno, trae origine da un santo turco: San Nicola. Si tratta d’uno dei santi più celebri e amati del mondo. Fu vescovo di Myra e il suo culto s’è diffuso ovunque, anche in Italia.

Agiografia. San Nicola nacque intorno alla metà del III secolo a Patara, una città della Licia, la regione anatolica che si affaccia sul mare nella parte sud-occidentale dell’attuale Turchia. Divenne vescovo di Myra, un’altra località della Licia, e morì il 6 dicembre (dies natalis), sua festa liturgica, di un anno imprecisato dopo il concilio di Nicea del 325, al quale sembra abbia partecipato. Queste sono le sole notizie attendibili, mentre tutto il resto appartiene a una tradizione leggendaria nella quale è difficile, se non impossibile, separare il vero dal falso, come la credenza nata intorno a Nicola “neonato-poppante” che si comportava in modo singolare digiunando regolarmente e già capace di scrivere: «Succhiava, come tutti i bambini, le mammelle della madre – riferisce il suo primo biografo – ma al mercoledì e al venerdì prendeva il latte una volta sola e limitatamente a una specifica ora». A ricordo di tale abitudine alimentare e d’una sua presunta precocità di scrittore, una ninna nanna molisana recita: «Sante Necola nen vulea menne [mammella], vuleva calamare [calamaio] carte e penne. Sante Necola nen vulea latte, vuleva calamare penne e carte».

San Nicola che porta doni ai bambiniA San Nicola vengono attribuiti vari patronati. È protettore dei bambini, dei viaggiatori, dei marinai, dei prigionieri, dei pastori, degli oppressi, dei servi, e di tutti coloro che in qualche modo sono sofferenti e si trovano in difficoltà. Ciò che l’ha caratterizzato universalmente, però, è la protezione dell’infanzia, che gli deriva da un episodio miracoloso secondo il quale egli ridiede vita a tre fanciulli uccisi, tagliati a fette e conservati in salamoia da un macellaio (o da un oste). Nicola è in tal modo diventato il santo dei bambini; non a caso, come già ricordato, è menzionato in numerose ninne nanne, nelle quali è invocato a protezione del bimbo dormiente. Di conseguenza, è anche diventato il santo del bambino più importante, cioè Gesù Bambino, nonché il titolare d’una festa (quella del 6 dicembre; anche se nei territori tratturali San Nicola si festeggia soprattutto il 9 maggio, in ricordo della data dell’arrivo delle sue reliquie a Bari, nell’anno 1087. Inoltre, localmente, viene ricordato pure in altre date, collegate a specifici miti di fondazione) che anticipa il Natale e che l’ha fatto trasformare nel personaggio natalizio più famoso del mondo: Babbo Natale. La ricorrenza calendariale della sua festa lo collega ai riti che venivano celebrati anticamente sulle coste dell’Asia Minore, proprio il 6 dicembre, in onore di Poseidone, al quale i naviganti innalzavano preghiere perché li difendesse dai pericoli del mare grosso, come fanno ancora oggi i pescatori baresi quando invocano il loro patrono.

Father Christmas incisione del 1686Santa Claus. In Italia, San Nicola – il cui nome greco Nikólaos, è composto da nikan (vincere) e laos (popolo) col significato di «vincitore fra il popolo» – piano piano venne “italianizzato”, tant’è vero che comunemente nel nostro Paese lo si considera di Bari e non di Myra. L’antico Sanctus Nicolàus portava i regali ai bimbi buoni: lo stesso faceva San Nicola in Puglia. Forme embrionali di Babbo Natale si ebbero in diverse nazioni europee. In Inghilterra c’era il Father Christmas (nella foto a sinistra), già segnalato in fonti letterarie del Seicento. Sinterklaas, invece, lo chiamavano gli olandesi emigrati nell’America del Nord i quali, insieme agli emigrati pugliesi, vi trapiantarono la festa dedicata ai doni decembrini. Poi il presule di Myra subì le ultime metamorfosi: il suo mantello vescovile si trasformò in una zimarra ornata di pelliccia e la mitra in un cappuccio rosso. Scese, poi, dal cavallo bianco, sul quale giungeva nelle case dei bimbi olandesi, e scese pure dalla imbarcazione sulla quale il suo corpo giunse a Bari, e passò su una slitta trainata da renne. In America, infine, si impose il Santa Claus della “Coca Cola” [Cola, da noi, è il diminutivo di Nicola] che divenne, dopo l’adulterazione commerciale della sua immagine, quel Babbo Natale destinato a riapprodare in Europa e in Italia per effetto della colonizzazione statunitense del dopoguerra.

Il pane di san Nicola. È un cibo rituale, benedetto e consumato in occasione delle sue feste. Tale usanza pare sia nata sulla scorta di un prodigio (anche raffigurato in un quadro del Beato Angelico) che riassumo. Una volta una carestia colpì la Licia. Quando la situazione era ormai disperata, approdarono ad Andriake delle navi alessandrine cariche di frumento per Bisanzio. Nicola riuscì a convincere i comandanti a lasciargli un po’ di grano garantendo loro che sarebbe stato così piccolo il quantitativo di frumento che nessuno se ne sarebbe accorto. Infatti, i controllori imperiali, all’arrivo delle navi nel porto della capitale, non si accorsero di nulla. Il giorno dopo, Nicola cominciò a distribuire a tutti i poveri il poco grano preso dalla nave, che incredibilmente pareva inesauribile; e in effetti bastò per due anni.

Nel Molise. San Nicola è il santo che vanta più patronati municipali in Molise. Infatti, sono ben quindici i Comuni che lo festeggiano come patrono: Bonefro, Castel del Giudice, Duronia, Fossalto, Guardiaregia, Lucito, Lupara, Macchia d’Isernia, Macchia Valfortore, Macchiagodena, Pizzone, Provvidenti, San Giuliano del Sannio, San Polo Matese, Vastogirardi. Il suo culto è presente in molti altre località molisane, fra cui Petacciato e Mafalda che lo celebrano con rituali di particolare interesse. Si stima, inoltre, che le statue di San Nicola conservate nelle chiese molisane siano davvero numerose, senza contare le altre sue immagini iconografiche (tele, affreschi, stampe).

 

Unisciti al gruppo Whatsapp di isNews per restare aggiornato in tempo reale su tutte le notizie del nostro quotidiano online: salva il numero 3288234063, invia ISCRIVIMI e metti “mi piace” al nostro gruppo ufficiale