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Federico Perrotta torna a Isernia con ‘Io sono Abruzzo’: un racconto che parla delle nostre radici

L’artista pescarese sarà ospite del nuovo teatro ‘Il Proscenio’ domenica 16 febbraio alle 18: l’intervista per isNews


ISERNIA. Federico Perrotta è uno degli attori più apprezzati e conosciuti del panorama teatrale e televisivo italiano. Grazie alla sua simpatia ha conquistato l’ammirazione di migliaia di persone che lo seguono con grande affetto. E, grazie al rapporto professionale poi sfociato in solida amicizia con Giovanni Gazzanni e Salvatore Mincione, nato sulle scene del grande successo ‘Uomini sull’orlo di una crisi di nervi’, Perrotta è ormai diventato anche un habitué delle scene isernine. Sarà infatti ospite del nuovo teatro ‘Il Proscenio’ domenica 16 febbraio alle 18 con il suo one man show ‘Io sono Abruzzo’. Alla redazione di isNews ha raccontato la genesi e il senso di questo testo, le cui radici affondano anche nell’intrinseco rapporto tra abruzzesi e molisani.

Federico, ci racconti come nasce questo spettacolo?

“Nasce dall’esigenza di voler dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che tutto viene dalla provincia, dalle nostre radici. Se per lavoro, o per necessità, ti trasferisci fuori, non puoi – e nel mio caso non lo contemplo nemmeno – dimenticarti della terra dove sei nato e cresciuto, né delle caratteristiche del popolo che ti ha fatto da habitat e dal quale è venuto fuori tutto ciò che hai realizzato. Io, poi, sono profondamente sciovinista nei confronti della mia regione e delle mie origini.

Si fanno sempre battute sull’Abruzzo, ma anche sul Molise: queste regioni magari numericamente piccole ma profondamente immense, sotto tanti aspetti, a partire da quello culturale, senza trascurare perché no quello enogastronomico. Siamo stati fratelli per tanto tempo, poi ciascuno è cresciuto e ha preso la sua strada, pur rimanendo fortemente legati. E questo per me è motivo di grande orgoglio: quando per lavoro mi trovo a girare e incontrare un molisano mi sento subito un po’ a casa. È come quel sentimento che vivono magari tra L’Aquila e Avezzano, o tra Chieti e Pescara, senza però quella punta di rivalità che credo tra Molise e Abruzzo non c’è, né c’è mai stata: viviamo del resto le stesse condizioni anche socio-economiche, per esempio di disagio giovanile, e siamo simili in tanti altri ambiti. Ma il mio testo non vuole essere niente di tutto questo: ho semplicemente cercato di rendere una dichiarazione d’amore verso una terra che tanto ha dato al mondo dello spettacolo, con tanti artisti straordinari che magari sono partiti da piccoli paesi di 70 abitanti e hanno venduto 60 milioni di dischi. Mi riferisco in questo caso a Perry Como, l’autore di ‘Magic Moment’ (vero nome Pierino, nato nel 1912 a Canonsbourg, in Pennsylvania, settimo dei tredici figli di Pietro Como e di Lucia Travaglini, entrambi nati a Palena, in provincia di Chieti, ed emigrati a cercar fortuna negli Stati Uniti; NdR).

Da qui si sviluppa poi tutto un racconto attraverso quei tanti personaggi della storia dello spettacolo che hanno origini abruzzesi, con qualche piccolo aneddoto su chi lo nasconde – e non si capisce bene perché – e su chi magari ha origini proprio in questa terra, anche se non è noto al pubblico; e proprio questa persona magari ha cambiato la storia del cinema o della musica, partendo dall’Abruzzo”.

Hai detto che le nostre origini stanno nella provincia. Se ci si pensa, questo è vero un po’ per tutti: chiunque ha magari i nonni o i genitori che sono partiti da lì. Ancor più vero se si parla di Abruzzo e Molise. Quando porti in giro per l’Italia questo tuo racconto, percepisci questa comunanza? Quali sono gli umori del pubblico?

“Ti racconto un aneddoto: una volta mi è capitato di fare questo spettacolo per l’adunata nazionale degli alpini, c’erano tutte le penne nere d’italia e tantissimi erano del Veneto. Ora, io sono uno che si butta, per cui non mi sono posto problemi quando è stato il momento di portare questo spettacolo; quando però sono arrivato e ho sentito i vari accenti regionali, soprattutto questi signori e le loro espressioni tipicamente dialettali, mi sono detto: come faccio adesso? Cosa gli racconto? E ti dirò: mi sono dovuto ricredere. Soprattutto i veneti che mi ‘spaventavano’ così tanto si sono appassionati tantissimo alla mia storia, hanno perfino riconosciuto il dialetto abruzzese perché magari avevano qualche commilitone delle nostre zone! Ma d’altra parte, quello che racconto è universalmente riconosciuto, non varia da regione a regione. Nasce dal mio microcosmo, ma poi si rapporta a chiunque ascolta, diventa un macrocosmo dove restano le costanti del partire per trovare fortuna e dell’attaccamento alla propria terra. Perché puoi partire, puoi arrivare pure a New York, ma non ti devi dimenticare mai da dove sei partito, perché quando ti dimentichi chi sei, ecco, quello è il momento in cui ti stai perdendo. Questo è il trucco: uno dovrebbe riuscire a non perdersi”.

‘Io sono Abruzzo’ è di scena domenica 16 febbraio alle 18 presso il Nuovo Teatro ‘Il Proscenio’ all’interno della decima rassegna teatrale ‘Mario Scarpetta’. Sono tanti i nomi proposti quest’anno, che affiancano gli spettacoli della compagnia Cast: oltre a Perrotta, già ospiti Corrado Taranto ed Ernesto Mahieux, e la rassegna proseguità passando per Ferdinando Smaldone, Giancamillo Marrone ed Emanuele Salce. Per informazioni si possono contattare i numeri 3396801542 (Giovanni) e 3392694897 (Salvatore).

Pietro Ranieri

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