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“Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti” pronto al debutto: prima nazionale dal 25 al 27 marzo

Al Teatro Savoia di Campobasso. Poi appuntamento al Teatro Fulvio di Guglionesi il 31 marzo e all’Auditorium Unità d’Italia di Isernia il 3 aprile, prima della tournée che toccherà le principali città italiane, partendo da Roma, il 10 giugno, in occasione delle celebrazioni per la morte del deputato e segretario del Partito socialista unitario. L’uomo che osò sfidare Mussolini


CAMPOBASSO. Parte da Campobasso e dal Molise uno spettacolo teatrale che si candida ad essere una delle novità artistiche e culturali del 2020. E’ ‘Il mio nome è Tempesta’. Il delitto Matteotti’, una coproduzione Act-Fondazione Molise cultura, lo spettacolo, sostenuto anche dal Comune di Campobasso, dedicato alla figura di uno dei grandi personaggi della storia. Giacomo Matteotti, appunto. Un eroe della libertà, il deputato che nel 1924 osò sfidare Benito Mussolini e il nascente Regime fascista.

La ‘prima’ nazionale è prevista dal 25 al 27 marzo al Teatro Savoia di Campobasso, ma sono già in calendario altre due date: il 31 marzo al Teatro Fulvio di Guglionesi e il 3 aprile all’Auditorium Unità d’Italia di Isernia. Poi lo spettacolo sarà portato in tournée nei principali teatri italiani, con due grandi eventi già in programma: il 10 giugno a Roma, in occasione delle celebrazioni per la morte di Giacomo Matteotti, in collaborazione con la Fondazione Giacomo Matteotti di Roma, e a settembre a Fratta Polesine, il paese in provincia di Rovigo che diede i natali al deputato e segretario del Partito socialista italiano.

Screenshot 2020 02 18 17 51 29 1Scritto dalla giornalista Carmen Sepede e diretto da un regista di fama nazionale, quale Emanuele Gamba, ‘Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti’ sarà portato in scena dagli attori dalla Compagnia Act di Campobasso. Tutti interpreti con grande esperienza teatrale e cinematografico: Diego Floro, Marco Caldoro, Domenico Florio, Aldo Gioia e Piero Grant.

Su tutta la rappresentazione spiccano le due grandi figure, antitetiche, di Giacomo Matteotti, interpretato da Diego Florio, e Benito Mussolini, impersonato da Marco Caldoro. Il tutto in un caleidoscopio di situazioni che vede apparire e scomparire dalla scena i grandi protagonisti della realtà politica italiana, da Giovanni Amendola, a Filippo Turati ad Antonio Gramsci, i grandi oppositori del Regime e promotori dell’Aventino, passando per i ‘camerati’ Emilio De Bono, Cesare Rossi, Giovanni Marinelli. Poi gli squadristi, guidati da Amerigo Dumini e il giudice istruttore Mauro Del Giudice, il magistrato che chiese l’incriminazione dei vertici del Partito fascista, per essere trasferito a Catania prima dell’inizio del processo, spostato anche questo, da Roma a Chieti.

Una rappresentazione che porta in teatro gli eventi cominciati il 10 giugno 1924, quando Giacomo Matteotti, ‘Tempesta’, come veniva chiamato dai suoi compagni di partito per il suo carattere irruento e coraggioso, fu rapito a Roma e ucciso. Il suo corpo, sepolto frettolosamente, fu ritrovato solo due mesi dopo, in un bosco alla periferia di Roma. Appena dieci giorni prima del rapimento, il 30 maggio 1924, nel suo celebre intervento alla Camera dei Deputati, Matteotti aveva attaccato duramente Benito Mussolini, denunciando i brogli elettorali, le intimidazioni e i pestaggi che avevano caratterizzato le votazioni del 6 aprile 1924, che avevano portato al potere il Partito fascista, arrivando a chiedere l’annullamento delle votazioni.

Una sfida diretta al Duce, che era rimasto ad ascoltarlo con sguardo truce nell’aula di Montecitorio senza pronunciare una parola. “Il mio discorso l’ho fatto – le parole che Matteotti rivolse ai compagni di partito al termine dell’intervento – Ora voi preparate il discorso funebre per me”. Parole che, rilette oggi, suonano come una profezia.

Matteotti sapeva di rischiare la morte? In maniera parallela all’attività politica, da giornalista, il deputato aveva denunciato una vicenda ancora più scottante: le presunte tangenti pagate dalla compagnia americana Sinclair Oil per ottenere la concessione delle trivellazioni petrolifere in Italia.

Vicenda che, secondo accertamenti e ricostruzioni accurate, chiamava in causa il fratello del Duce Arnaldo Mussolini e, secondo alcuni storici, anche il Re Vittorio Emanuele III. Una storia pericolosa che Matteotti aveva ricostruito in un articolo indirizzato alla rivista ‘English Life’ e della quale aveva parlato con la moglie, la poetessa Velia Titta, salutandola pochi minuti prima del rapimento.

Aspetti tutti ricostruiti nello spettacolo prodotto da Act, coprodotto da Fondazione Molise cultura, con il sostegno del Comune di Campobasso, con il Patrocinio del Convitto nazionale ‘Mario Pagano’, della Fondazione Giacomo Matteotti di Roma e del Comune di Fratta Polesine.

Tra gli sponsor la ditta Camardo, che ha sostenuto il progetto, che si rivolge sia alle scuole, per far conoscere agli studenti un avvenimento che ha segnato in maniera profonda la storia italiana del Novecento, che a un pubblico adulto, per stimolare la riflessione sui grandi temi del fascismo e dell’antifascismo, della lotta e della propaganda politica, sulla libertà di parola e sulla libertà di stampa. Battaglie che Giacomo Matteotti ha combattuto tutte. E per le quali ha perso la vita.

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