L’Unità d’Italia e la ricorrenza a metà: il Covid stoppa il convegno peri 140 anni della battaglia del Macerone,

RIONERO SANNITICO. Il 20 settembre del 1860 è una data che, ai più, non dirà nulla. In realtà, 160 anni fa, si combatté nelle nostre zone una delle battaglie più importanti dell’unificazione del nostro Stato o, in base ai punti di vista, la battaglia che segnò l’inizio della caduta del Regno delle due Sicilie.

Il Covid ha fermato il convegno e gli eventi che, con partecipazioni illustri, canti e rievocazioni in costume d’epoca, avrebbero dovuto ricordare le gesta eroiche dei Borboni che difesero, fino alla fine, il suolo natio dalle invasioni piemontesi.  Invasione perché, ridando giustizia storica agli eventi, ciò che noi oggi chiamiamo “patria” è stata frutto di soprusi, morti, violenze e sciacallaggi da parte delle truppe al soldo dei Savoia.
La “battaglia del Macerone”, in particolare, segnò una conquista strategica, quella di Isernia, determinante da parte dei piemontesi, che trovarono così campo aperto fino alla Campania.

Che l’unificazione del regno d’Italia non fosse ben vista dai nostri avi, è fatto noto.  Diversi molisani provarono a mettere in guardia le truppe borboniche che arrancavano tra la fitta nebbia della punta rocciosa, dirigendosi verso Rionero dove, informazioni sicure, davano in sosta i Piemontesi: loschi individui dagli strani pennacchi erano ben più vicini.

Il famoso “cipollaro di Carpinone”, con fare da agente segreto ante litteram, gozzovigliò con loro nella taverne della Vandra, e corse ad avvertire i soldati del regno di Napoli del pericolo imminente.

Ma, complice la nebbia e la fitta boscaglia, i borbonici non riuscirono ad intercettare i piemontesi, trovandosi poi, viso a viso, in condizioni strategiche sfavorevoli. Le cronache narrano che tutti combatterono fino all’ultimo fiato in corpo, salvo i comandanti che, per aver cara la pelle, si consegnarono come prigionieri ai nemici. Il convegno ‘Dal Volturno al Macerone, nascita di un regno’, è solo rimandato alla prossima estate, quando le condizioni di sicurezza si spera, lo permetteranno.

Vincenzo D’Amico

 

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