Mario non può aprire: “La cattiveria più grande da chi ci amministra”

Nonostante un locale ampio e arioso, il titolare del noto ristorante di via Isernia non può ospitare i clienti. Lui continua con l’asporto, che a Campobasso non tira, e indirizza la gente nelle altre trattorie dell’area


di Maurizio Cavaliere

CAMPOBASSO. Mario è un’istituzione a Campobasso. Quando entri nel suo ristorante respiri il passato: il bancone del bar, in legno, gira a mezza luna. Dietro ci sono i liquori, esposti come in una vecchia reclama di una marca di caffè. Rivivono quei tempi in cui la città esprimeva il massimo del suo potenziale: gli anni Settanta e Ottanta, soprattutto.

Persona generosa e schietta, in questi giorni Mario Bagnoli indirizza i clienti che vorrebbero mangiare da lui negli altri ristoranti e trattorie dell’area. Purtroppo, come tanti altri che non hanno la fortuna di godere di spazi interni aperti o di strade ampie ove poter sistemare i tavoli di fronte all’ingresso, Mario non ha potuto riaprire l’attività come avrebbe voluto e dovuto. Continua con l’asporto, che è un’altra cosa rispetto alla ristorazione tradizionale di cui lui è inossidabile interprete.

Nella mappa dei luoghi del buon mangiare cittadino, Mario rappresenta quella ‘campobassanità’ che non accetta tanti compromessi con i tempi che corrono. Oggi siamo con lui e ascoltiamo la sua protesta, civile, nei confronti dei governanti. “Chi ci amministra non poteva farci cattiveria più grande – dice – perché già siamo in crisi, poi vedi che qualcuno può lavorare e qualcun altro no. Non si rendono conto di quello che hanno creato”. In effetti la nuova disciplina delle riaperture, così come impostata dal 26 aprile mostra il fianco alla discrezionalità. C’è chi ha la fortuna di avere spazi non frequentati di fronte al locale, anche a poca distanza da Mario, e chi, con un locale ampio e arioso, non può ospitare a pranzo e a cena neanche i più affezionati clienti. “O tutti o nessuno – dice Mario che tuttavia è felice per i colleghi che hanno potuto riaprire –  siamo pure a mezzo servizio. “C’è tanta solidarietà tra di noi, il rammarico di chi può lavorare e vede gli altri ancora chiusi è sincero. Io rispetto tutti quanti, ognuno di noi ha il suo nome e lavora. Magari – introduce un altro tema caldo – in questa regione si avesse l’intelligenza e la cultura di accettare il turismo (parla di condivisione e collaborazione, ndr), questo è quello che manca al Molise”.

E manca la cultura dell’asporto che, come dice l’anziano ristoratore: “A Campobasso funziona poco, perché non c’è la tradizione”. Il problema è proprio quello di trovare una formula che consenta a tutti di respirare, formula che il governo non ha ancora trovato, provocando le reazioni più che comprensibili di tanti addetti ai lavori. Appartiene a questa categoria anche Mario Bagnoli, persona di buonsenso, il quale chiosa così: “Faccio tanti cari auguri a tutti i miei colleghi e che il Signore ci aiuti, già, perché in questi giorni difficili solo lui ci può aiutare”. Oggi come ieri, Da Mario.

 

 

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