Il rifiuto di collaborare ai rastrellamenti alla base della ritorsione. Un carabiniere ausiliario riuscì a salvarsi fingendosi morto
CAMPOBASSO. Uccisi barbaramente, perché si erano rifiutati di collaborare con i tedeschi, nel rastrellamento del territorio.
Si è svolta ieri pomeriggio la cerimonia organizzata per il 78° ricordo dell’eccidio del 13 ottobre 1943 nell’agro di Tavenna, organizzata come ogni anno dal Comune.
Quel tragico giorno di 78 anni fa, nel corso di un’attività di rastrellamento effettuato proprio a Tavenna dalle milizie tedesche, alcuni cittadini del luogo si ribellarono alle violenze, aggredendo e ferendo uno dei militari teutonici. La risposta ritorsiva a tale ‘affronto’ fu proprio l’esecuzione di tre persone individuate fra gli abitanti del luogo; scelta che ricadde sul civile Giuseppe Di Lena e su due carabinieri ausiliari ed amici tra loro, Vincenzo Simone e Giovanni Iuliani.
I tre vennero catturati dai tedeschi e condotti a contrada Brecciara dove, dopo essere stati costretti a scavare una profonda buca nel terreno, vennero barbaramente fucilati. Nella circostanza, i primi due morirono sul posto mentre il terzo, sebbene ferito, riuscì a salvarsi fingendosi inizialmente morto, per poi fuggire a piedi alla prima occasione propizia attraverso un canneto.
Alla cerimonia hanno preso parte, oltre ad alcuni parenti delle vittime, il vice prefetto vicario Elvira Nuzzolo, il presidente della Provincia e sindaco di Termoli Francesco Roberti, il comandante provinciale interinale dei Carabinieri di Campobasso, tenente colonnello Alessandro Mennilli, il comandante della Compagnia carabinieri di Termoli, maggiore Alessandro Vergine, il cappellano militare don Giuseppe Graziano, nutrite rappresentanze della Stazione carabinieri di Palata e della Scuola allievi carabinieri del capoluogo molisano, nonché i sindaci dei Comuni del circondario, rappresentanti delle altre forze di polizia e di associazioni locali e numerosi cittadini provenienti anche dai paesi limitrofi.
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