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Consiglio comunale di Isernia del 08/02/2019

ISERNIA. Consiglio comunale cruciale, per il prosieguo del mandato del sindaco Giacomo d’Apollonio. Al centro dell’assise, la tribolata questione della presidenza del Consiglio,eventualmente da riassegnare. Questo l’ordine del giorno completo:

1) APPROVAZIONE VERBALI SEDUTE PRECEDENTI.
2) ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE (art. 22, commi 6, 7 e 8, del nuovo Statuto Comunale. Richiesta a firma di sette consiglieri comunali).
3) INDICAZIONE DEL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE (art. 22, comma 4, del nuovo Statuto Comunale. Richiesta a firma di sette consiglieri comunali).
4) DESIGNAZIONE CONSIGLIERI COMUNALI IN SENO ALLA COMMISSIONE DE.CO.
5) DESIGNAZIONE CONSIGLIERI COMUNALI IN SENO ALLA CONSULTA DEL TERRITORIO.

ISERNIA. I Popolari per l’Italia schiacciano sull’acceleratore e chiedono la sfiducia del presidente del Consiglio. Comincia col botto l’assise civica di Isernia, con Salvatore Azzolini, del gruppo Niro, che contesta come Peppino Lombardozzi, nel suo ruolo di vertice dell’assise, abbia richiesto un parere ministeriale sull’applicazione della norma 22 dello Statuto che fissa la decadenza del presidente dopo trenta mesi. Parere che ha sancito come la ‘scadenza’ del mandato possa avere efficacia solo a partire dal rinnovo del Consiglio comunale, confermando così nel suo ruolo – teoricamente – Lombardozzi.

Azzolini, tuttavia, non arretra. Parla di Consiglio travalicato nei suoi poteri, di questione che poteva e doveva essere discussa in aula, dove certamente si sarebbe raggiunto un accordo. Non una questione personale, dunque, ma di metodo. Di qui la richiesta che scuote la maggioranza di centrodestra, che rischia di andare in frantumi.

In soccorso di Lombardozzi, espressione del gruppo Iorio, arriva il capogruppo di ‘Insieme per il Molise’ Enrico Caranci, che propone invece una mozione d’ordine pregiudiziale – firmata anche dai consiglieri Lancellotta e Moscato – con la quale chiede di prendere atto dell’autorevole parere del Viminale e di passare alla discussione e alla votazione dei punti successivi all’ordine del giorno.

A tentare di mettere ordine in aula pensa il sindaco Giacomo d’Apollonio: “Ritengo che parlare di mozione di sfiducia sia improprio, più correttamente credo si debba parlare di revoca, che va richiesta da un terzo dei consiglieri – e non da uno solo – e va prevista all’ordine del giorno: nei modi dovuti, certamente se ne può discutere. Il parere ministeriale dice che una certa cosa stabilita dalla norma statutaria non si può fare e come responsabile legale dell’ente ne prendo atto. La pregiudiziale, alla luce di questo parere, ci chiede di prendere coscienza del parere e fermarci o, in alternativa, di andare avanti e votare l’ordine del giorno”.

Di fronte alla volontà di non applicare lo Statuto in forza del parere ministeriale, la consigliera d’opposizione Rita Formichelli sottolinea come, per fare ciò, bisognasse tornare in Commissione statuto e seguire la stessa procedura attuata per l’approvazione. In mancanza, ne fa una questione di democrazia violata e annuncia di volersi rivolgere alla procura della Repubblica.

In aula è stallo. Il capogruppo di Forza Italia Raimondo Fabrizio spara a zero: “La gente – tuona – delle vostre beghe interne non se ne frega niente, state dando un’immagine schifosa per i vostri atti di forza e per i vostri angeli custodi dall’alto, che si fanno guerra a livello regionale. Non voglio più assistere a questi Consigli comunali: se avete problemi di maggioranza risolveteli, ma non chiedete alla minoranza di venirvi incontro, il problema è vostro e ve lo tenete. Questa città è in balia delle onde, passatevi la mano sulla coscienza. Se non siete in grado neppure di affrontarli i problemi, non dico di risolverli, allora andiamocene tutti a casa per il bene di questo Comune”.

Giovanni De Marco, dei Popolari, chiede una sospensione per 10 minuti per tentare di ricomporre i cocci, accordata alle 18 in punto.

 

 

 

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