Coronavirus, linea dura della Cina: 15 anni di carcere per chi diffonde fake news sull’epidemia

L’Alta Corte in campo per ‘arginare’ l’emergenza. Prevista finanche la pena di morte per chi trasmette volontariamente il contagio. Poi l’appello all’Italia


La giustizia cinese in prima linea per arginare l’emergenza coronavirus. Ed ecco che i tribunali, in particolare l’Alta Corte di Heilongjiang, prevedono pene severe per reati connessi all’epidemia.
Nello specifico: fino a 15 anni di carcere – riferisce TgCom24 – per chi diffonde “voci” sul virus allo scopo di sovvertire l’ordine costituito; pena di morte per chi è scoperto a trasmettere intenzionalmente il contagio; fino a 7 anni di reclusione, infine, per chi rifiuta la quarantena.
Inoltre, scrive il South China Morning Post, l’Alta Corte di Pechino ha garantito che combatterà il traffico di farmaci contraffatti.

La Cine combatterà altresì l’isolamento. Anzi, si appella alle altre nazioni affinché diano il necessario sostegno al Paese. Le line aeree non saranno quindi sospese, da e per le destinazioni in cui non vige il divieto per i viaggiatori cinesi, “per garantire gli approvvigionamenti in questo particolare periodo”.
La portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, incontrando i media, ha espressamente detto di attendere l’arrivo degli aiuti Usa e poi ha fatto espresso riferimento all’Italia: “Abbiamo notato la risposta dell’Italia a questo focolaio. Speriamo che la parte italiana faccia una valutazione obiettiva, giusta, calma e razionale dell’epidemia, e comprenda e sostenga gli sforzi del governo cinese per contenerla e controllarla. Le misure pertinenti da adottare dovrebbero essere in linea con le raccomandazioni dell’Oms, non superare livelli ragionevoli, evitando di incidere sui normali scambi di personale”.

 

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