Lavoratori italiani trattati come appestati: la Svizzera ritorna agli anni ’60

La denuncia proviene dall’Osct: i frontalieri sarebbero costretti a dormire in azienda in condizioni “non accettabili normalmente, men che meno in situazione di emergenza sanitaria”


In questi giorni di emergenza Coronavirus sono comunque decine di migliaia i frontalieri che dalle province di Como, Varese e Lecco vanno al lavoro nel Canton Ticino per poi rientrare a casa alla sera. La Svizzera ha infatti deciso di non bloccare l’accesso dall’Italia, perché la manodopera nostrana è indispensabile al funzionamento di aziende e servizi – anche sanitari, dove gli italiani sono tantissimi – nelle zone di confine. In barba alla proposta della Lega dei Ticinesi di vietare l’ingresso agli italiani, “i migranti che portano le malattie”. C’è però comunque il timore diffuso che i lavoratori italiani, infetti a loro insaputa, possano diffondere il contagio in Svizzera. E c’è un altro problema: se il frontaliere si ammala in Svizzera, è quest’ultima a doversi occupare delle cure, finendo per pesare su di un sistema sanitario che già si prepara a far fronte a un numero fuori dal comune di pazienti contagiati. Ci sono anche richieste da parte degli imprenditori ai lavoratori italiani di non lasciare il Cantone per il prossimo mese. Alcune aziende hanno quindi deciso di proporre ai loro dipendenti di non rientrare al proprio domicilio, in Italia, offrendo anche sistemazioni di fortuna dentro l’azienda stessa.

Ma l’Organizzazione sociale cristiana ticinese, un sindacato delle Svizzera italiana, in queste ore difficili per l’Italia e l’intera Europa racconta sui media elvetici di “proposte d’alloggio che non sarebbero accettabili in condizioni normali e men che meno in una situazione di seria emergenza sanitaria” per i lavoratori italiani, che sarebbero quindi costretti a passare la notte su brandine in dormitori improvvisati nei magazzini delle aziende. L’Ocst, come riporta L’Espresso, parla di “aziende che prenotano alberghi per i lavoratori chiedendo loro di contribuire alle spese”. In casi estremi, qualche imprenditore è arrivato a proporre ai suoi dipendenti italiani di passare la notte nei dormitori aziendali, improvvisati e quindi assolutamente non adatti ad ospitarli con comodità. Ma il sindacato promette: “Continueremo a denunciare questi fatti, anche alle autorità competenti”.

Nel Canton Ticino, che ha circa 350 mila abitanti, i casi finora registrati di coronavirus sono 128, di cui una dozzina in terapia intensiva. Anche nella Confederazione, come in Italia, sono sempre più diffuse le richieste di chiudere aziende e negozi che non forniscano servizi essenziali.

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