Ricoverati da un paio di settimane, si sono spenti nel loro letto d’ospedale senza potersi dire addio
Una storia straziante, riportata non per toccare le corde della sensibilità e ottenere consenso, bensì per giungere nel più profondo delle coscienze e far riflettere sulla crudeltà dell’epidemia in atto e, dunque, sulla necessità di agire responsabilmente per il bene di tutti. Ma anche un modo per restituire identità a quelli che sono diventati, loro malgrado, i ‘numeri’ di un triste bollettino di guerra.
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Ed eccola. Questa è la storia – ripresa dalla Provincia Pavese – di una coppia di Garlasco: marito e moglie, affetti da Covid, e morti a poche ore di distanza l’uno dall’altra.
Lucetta Amelotti, infermiera 64enne, e Carlo Morandotti, agricoltore di 66 anni, hanno contratto la malattia due settimane fa circa. La prima a star male è stata lei, quotidianamente alle prese con decine e decine di prelievi del sangue effettuati nel laboratorio analisi dove lavorava, ma anche in alcune case di riposo. Accusava sintomi tipici di una bronchite e per questo aveva iniziato a curarsi a casa. Questo finché la situazione non si è irrimediabilmente aggravata e il contagio non ha raggiunto anche il marito.
Entrambi sono stati così ricoverati. Ma non ce l’hanno fatta. Si sono spenti nello stesso giorno nel loro letto d’ospedale.
La figlia Clelia, 28 anni, è positiva ed è, a sua volta, ricoverata in ospedale in quarantena. Il figlio, invece, un biologo di 38 anni, è in isolamento in Toscana dove lavora. Per questa famiglia, come per tante in questa drammatica emergenza, non c’è stato neanche un addio.
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