Coronavirus, quella ‘semplice influenza’ che in Italia uccide più di tumori, infarti e incidenti

Confrontando i morti per Covid-19 dell’ultimo mese segnalati dalla Protezione civile con i registri dell’Istat di un anno ‘normale’, la lettura è univoca: il nuovo agente patogeno sta avendo effetti devastanti sulla salute pubblica


In Italia il coronavirus è, oggi, la malattia più mortale che esista in circolazione. Uccide, come riferisce l’Espresso, più di qualsiasi tumore maligno ed è più pericoloso di infarti, ischemie e malattie cardiovascolari. In un solo mese è riuscito a battere tutte le patologie che – da sempre – sono in cima alle classifiche annuali dell’Istat come cause di mortalità nel nostro Paese. In soli 30 giorni, in italia sono morte 10.779 persone a causa del coronavirus: 6.390 solo in Lombardia.

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Il confronto con le altre malattie è impressionante già a livello nazionale. Nel 2017, in media ogni mese tutti i tumori maligni messi insieme hanno causato un numero di decessi quasi equivalente, circa 14 mila persone. Ma andando a indagare le singole patologie, non c’è confronto: SarsCovid2 ha ucciso quattro volte di più rispetto a quanto in un mese normale fanno i tumori maligni della trachea, dei bronchi e dei polmoni (2.825, in tutto il 2017 ne morirono 33 mila italiani), e sette volte in più di quanto provocato dal cancro al colon e al retto. In genere in Italia in trenta giorni muoiono di malattie cerebrovascolari poco più di 5.000 persone, e di patologie respiratorie – asma, malattie croniche varie – in media circa 4.400. Anche qui il Covid-19 vince, quindi. Stesso dicasi per le patologie ischemiche del cuore e l’infarto acuto al miocardio: rispettivamente si registrano la metà e un quarto dei morti provocati dal morbo. La polmonite classica nel 2017 ha mietuto poco più di mille vittime al mese: dieci volte meno. Il dato in Lombardia diventa quasi traumatico: qui, nel 2017, a marzo si contavano 2.640 decessi. Quelli di quest’anno, nello stesso periodo, sono già 6.390. Le polmoniti uccidono in genere 211 lombardi al mese, quest’anno sono molti di più, 30 volte tanto. E questa doveva essere una “semplice influenza, un banale raffreddore”.

Se Atene piange, Sparta non ride. Nel 2017, tabelle Istat alla mano, nelle zone del Bergamasco in media ogni 30 giorni sono morte in tutto 860 persone. Si sono avuti in media circa 280 decessi mensilmente per tutti i tumori maligni messi insieme, 49 morti per cancro ai polmoni, 37 per infarti al miocardio, 82 per ischemie del cuore e circa 18 per polmoniti tradizionali. Nelle stesse zone, a marzo 2020, sono morti solo a causa del virus in poco meno di un mese oltre 1.000 persone. Un dato tremendo. Un trend simile si è registrato a Brescia e dintorni, dove si sono superati i 1.000 decessi il 26 marzo. È vero cioè che a Bergamo la nuova malattia ha ucciso, rispetto alle malattie e altre cause tradizionali, un numero “esponenziale” di persone, come denunciato da uno studio dell’Eco di Bergamo e dal sindaco Gori. Stesso vale a Crema, a Brescia e nel Lodigiano.

E gli incidenti? Qualcuno sostiene che tra quelli domestici, a lavoro, a scuola e sulle strade si registrano migliaia di morti e che “non per questo l’Italia si blocca”. Ma la verità è che i registri Istat riportano che gli incidenti automobilistici, domestici e per avvelenamento accidentale provocano in media la morte di ‘soli’ 1.700 italiani al mese.

Purtroppo, il reale tasso di letalità è ancora impossibile da stabilire, dal momento che non sappiamo quante persone sono state finora infettate: le ipotesi scientifiche sono molto diverse e – riporta L’Espresso – spostano il range tra lo 0,2 e il 4 per cento, a seconda dei dati effettivi finali. Certo è che le recenti immagini arrivate dagli obitori di Wuhan non sono affatto consolanti. Possiamo solo sperare che le misure di contenimento attuate in Italia abbiano la loro efficacia.

Pierre

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