Le ceneri dei defunti del Covid tornano a casa e i familiari dovranno pagare il conto

Oltre al dolore e alla mortificazione di non aver neppure potuto salutare i primi cari vittime del Covid-19, per migliaia di famiglie è arrivata anche la beffa del conto da pagare per la cremazione dei defunti avvenuta fuori dalle province e dalle regioni di appartenenza. E’ quanto sta accadendo nel territorio della bergamasca, flagellato dalla pandemia e dall’elevato numero di morti che lì si sono concentrate in questi mesi di emergenza


Tutti ricordano il triste corteo dei mezzi dell’esercito con a bordo le bare delle vittime del coronavirus; immagini che hanno fatto piangere l’Italia intera, incredula per quanto stava accadendo  lo scorso mese di Marzo quando si è capito che quel virus non era una semplice influenza ma qualcosa di molto più grave. Ora di quei corpi non restano che ceneri su cui piangere e purtorppo fatture salate che le famiglie dovranno pagare di tasca loro.

Gli stessi familiari hanno costituito un gruppo facebook deniminato “Noi denunceremo”, nei quale hanno lamentato di non essere stati neppure informati dei luoghi dove le bare erano state portate. Dolore che si aggiungeva a dolore, per l’impossibilità di celebrare il consueto rito funebre.

Ora i comuni della Bergamasca, così come riporta l’articolo a firma di Gabriella Persiani sul sito Tgcom24, hanno pubblicato le tariffe dei forni crematori extraregionali per il servizio. “Ogni struttura ha applicato prezzi diversi, in alcuni casi scontati e agevolati – sottolinea l’amministrazione di Bergamo, – e qualora i trasferimenti siano stati effettuati da mezzi militari e delle forze dell’ordine, non possono essere conteggiati costi a carico delle famiglie dei defunti”. Pertanto si rivolge l’appelloa “verificare la corretta applicazione delle tariffe esposte”.

Di fronte a questa ingiustizia il Parlamento è stato invitato a muoversi per dare aiuto alle famiglie. Nel decreto Liquidità la proposta dei senatori del Pd Dario Stefano e Alan Ferrari è di inserire un emendamento ad hoc “per risolvere questa assurda situazione e per azzerare le spese sostenute per questi motivi”.

 Dello stesso avviso anche il senatore della Lega Roberto Calderoli, per il quale è giusto che “il governo si attivi subito con un emendamento al decreto liquidità per rimediare a questa vergogna”. 

A fare più rumore è il grido delle famiglie dei defunti.”E’ chiaro che in piena emergenza, a comunicazione del decesso per Covid-19 da parte dell’ospedale, i parenti, spesso in quarantena e impossibilitati a prendere accordi per la benedizione religiosa e per una cerimonia ristretta, abbiamo scelto la cremazione, pensando che avvenisse nel forno crematorio di Bergamo”, spiega Luca Fusco, fondatore del gruppo social “Noi denunceremo”.

“Dalla stampa- continua – abbiamo saputo che i nostri cari venivano trasferiti fuori regione e ora siamo vittime di una disparità di trattamento, stavolta senza scelta: tra i costi applicati, per esempio, tra Bologna e Ferrara c’è una differenza del 100%”. “Tanti di noi hanno dovuto tumulare più cari insieme e in tanti sono anche rimasti senza lavoro, quindi  – ha concluso – sarebbe bene che le varie amministrazioni che non hanno prima pensato di fare accordi per uniformare la spesa, studino ora come intervenire in aiuto ai cittadini”.

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