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In classe in piccoli gruppi e sanificazione rigorosa delle aule: così il modello danese si è imposto in Europa

Piccoli gruppi di studenti che formano “bolle protettive”, tracciamento e sanificazioni rigorose hanno reso la Danimarca l’esempio da seguire per le nazioni che vogliono far tornare gli studenti in classe


Se in Italia gli studenti non torneranno in classe prima di settembre, in concomitanza con l’avvio del nuovo anno scolastico, altri stati europei si sono mossi diversamente. Il Regno Unito ad esempio potrebbe riaprire le scuole il primo giugno ma c’è un modello che più di tutti sta facendo breccia ed è quello danese. Nello stato nord europeo gli alunni delle scuole primarie e di quelle dell’infanzia, cioè quelli fino a 11 anni, sono tornati in classe il 15 aprile.

Ma cosa ha permesso alla Danimarca di accelerare così tanto i tempi, nonostante i casi di contagio da Covid-19 accertati siano ad oggi 10.713 e i morti 533? e’ il sistema delle cosidette “bolle protettive” a cui si è ispirato anche il Belgio per quanto concerne il ritorno alle relazioni sociali nella fase 2 di convivenza col virus. 

In Danimarca, come riporta un articolo pubblicato su Il Post, i bambini rimangono in piccoli gruppi che non entrano a contatto fra di loro. In questo modo si creano per l’appunto delle “bolle protettive”. Ciò sopperisce alla difficoltà di garantire il distanziamento fisico di sicurezza di due metri, che i giovani studenti fanno fatica a rispettare. Per garantire che i gruppi non si incontrino sono state organizzate anche entrate e uscite dagli edifici scaglionate.

I gruppi delle cosiddette bolle protettive sono composti da circa 12 studenti e, oltre a entrare e uscire in orari diversi, pranzano e giocano separatamente rispetto agli altri e hanno un solo insegnante. Altro caposaldo del “sistema danese” per la riapertura delle scuole è una rigorosa organizzazione delle sanificazioni. In particolare per quanto riguarda il lavaggio e la disinfezione delle mani che devono essere effettuati ogni ora: se dal punto di vista della lotta al virus è sicuramente una pratica efficace, un lavaggio così frequente sta però dando le prime controindicazioni, come problemi d’irritazioni cutanee e di eczemi.

Nelle scuole danesi né gli studenti né i docenti indossano mascherine. Il vicepresidente dell’Unione danese degli insegnanti, Dorte Lange, ha spiegato alla BBC che l’assenza di dispositivi di protezione individuale non è stata un problema, e che gli esperti hanno preferito concentrarsi sul distanziamento degli alunni, sulla creazione dei gruppi isolati e insistendo sulla sanificazione.

Visti i buoni risultati nelle scuole primarie e per l’infanzia, in Danimarca si sta valutando anche di riaprire le classi agli studenti più grandi, anche se sindacati e governo sono d’accordo che se dovessero tornare ad aumentare i contagi si potrebbe tornare a chiudere tutto. Intanto insegnanti e studenti che hanno problemi di salute, o hanno familiari ammalati o a rischio, continuano a coordinare e a seguire le lezioni da casa.

Oltre alla Danimarca, anche la Germania è uno dei paesi che hanno deciso di far tornare i propri studenti in classe (alcuni già dal 27 aprile), anche se con soluzioni diverse. Sono tornati in classe infatti gli studenti delle scuole superiori, ma non quelli delle primarie e dell’infanzia. È obbligatorio l’uso delle mascherine protettive nelle aree comuni, gli intervalli delle lezioni sono scaglionati e è stato creato un sistema di sensi unici nei corridoi per ridurre al minimo i contatti. Per facilitare il tracciamento degli eventuali positivi ogni studente ha un posto fisso, in modo da poter risalire a chi gli era più vicino durante le lezioni. Inoltre l’orario delle lezioni in classe è stato ridotto ed alternato a quelle online in modo da permettere che i gruppi di chi studia in presenza non siano superiori a dieci studenti.

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