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Il Covid resiste 7 giorni sulle mascherine e uno sui vestiti: lo stabilisce una circolare del Ministero della Salute

Per contenere al massimo la diffusione del Covid-19, ora che le restrizioni alla libertà di movimento sono in via di completa attenuazione, diventa fondamentale la prevenzione che parte da una attenta igiene personale e da un accurato processo di sanificazione degli oggetti con cui giornalmente entriamo in contatto. Il Ministero della Salute ha emanato un circolare che spiega i tempi di persistenza del virus su vestiti, mascherine, sulle superfici in generale e sui contanti. I dati riepilogativi sono riportati nella tabella allegata all’articolo


Sui vestiti le particelle del Covid-19 resistono 1 giorno mentre dopo due giorni non sono più rilevate. Sulla carta da stampa e carta velina invece, restano in vita 30 minuti e dopo tre ore scompaiono. Sui soldi hanno una autonomia di 2 giorni e dopo 4 sono inefficaci.

In una circolare pubblicata dal Ministero della Salute, firmata dal dg Giovanni Rezza, vengono illustrati i dati sperimentali più recenti relativi alla persistenza del virus SARS-CoV-2, con “indicazioni per l’attuazione di misure contenitive del contagio attraverso procedure di sanificazione di strutture non sanitarie (superfici, ambienti interni) e abbigliamento”. Ad occuparsene è stato il quotidiano “Il Messaggero” 

I vestiti vanno sanificati con il vapore. Rezza sottolinea che “il lavaggio delle mani e il distanziamento sociale costituiscono il punto cardine della prevenzione”.

Inoltre il top manager evidenzia che la “trasmissione delle infezioni da coronavirus, incluso il SARS-CoV-2, avviene soprattutto attraverso droplets, goccioline di diametro = 5 µm (una microunità, ndr) che originano dagli atti del respirare, parlare, tossire e starnutire. Per le loro dimensioni i droplets viaggiano nell’aria per brevi distanze, generalmente inferiori a un metro, e possono direttamente raggiungere soggetti suscettibili nelle immediate vicinanze, come anche depositarsi su oggetti o superfici che diventano quindi fonte di diffusione del virus”.

Per le attività commerciali si indicano tre punti fermi per il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2:  pulire accuratamente con acqua e detergenti neutri superfici, oggetti; disinfettare con prodotti disinfettanti con azione virucida, autorizzati; garantire sempre un adeguato tasso di ventilazione e ricambio d’aria.

Nello svolgimento delle procedure di sanificazione, Rezza raccomanda di adottare le corrette attività in questo ordine: normale pulizia ordinaria con acqua e sapone riduce la quantità di virus presente su superfici e oggetti; pulizia di superfici di mobili e attrezzature da lavoro, macchine, strumenti, nonché maniglie, cestini, deve essere fatta almeno dopo ogni turno; rischio di esposizione è ridotto ancor più se si effettuano procedure di disinfezione utilizzando prodotti disinfettanti con azione virucida autorizzati (PMC o biocidi).

È importante la disinfezione frequente di superfici e oggetti quando toccati da più persone. Ad esempio eEffettuando la disinfezione di una superficie dopo la sua pulizia, è possibile ridurre ulteriormente il rischio di diffondere l’infezione. 

Nelle raccomandazioni si sottolinea che interruttori della luce e maniglie delle porte o altre superfici e oggetti frequentemente toccati dovranno essere puliti e disinfettati utilizzando prodotti con azione virucida. Un capitolo ad hoc è dedicato ai negozi di vestiti. Per gli ambienti chiusi sottoposti a notevoli afflussi di pubblico e contenenti materiali con esigenze di disinfezione aggiuntive per i capi di abbigliamento, è opportuno programmare trattamenti giornalieri, o comunque a cadenza regolare definita. LAMPADE UV-C Ecco le nuove regole. Guanti, dispenser con gel idroalcolici all’ingresso delle cabine di prova, impedire contatto con la merce esposta senza guanti, potenzierebbe gli effetti della sanificazione periodica dei locali; insieme limiterebbero la diffusione del virus anche nel caso in cui nei negozi di abbigliamento fosse offerta la possibilità di indossare il capo per prova. Sanificazione dei camerini. Il vapore secco sembra essere il metodo consigliabile per la sanificazione degli abiti. L’utilizzo di prodotti chimici è scoraggiato per motivi legati alla stabilità dei colori, alle caratteristiche delle fibre.

Le radiazioni ionizzanti sono difficilmente esportabili a livello di attività commerciale: le lampade UV-C potrebbero essere un buon compromesso per costo-efficacia e rapidità d’uso, ma non per tutti i capi d’abbigliamento (ad es., è sconsigliato per biancheria trattata con sbiancanti ottici e per abiti in fibre naturali dai colori accesi o intensi). Il lavaggio dei capi, sia in acqua con normali detergenti oppure a secco presso le lavanderie professionali, è certamente una buona prassi in grado di rispondere alle esigenze di sanificazione, ma rappresenta un processo di manutenzione straordinario.

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