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Covid-19, Natale con il virus: per Le Foche seconda ondata di contagi a dicembre

L’infettivologo: la malattia sarà più simile ad una severa influenza. L’esperto esprime poi fiducia sulla capacità del sistema sanitario nazionale di fronteggiare una nuova emergenza. Però avverte: “La promiscuità è da dimenticare per sempre”


Nella fase di allentamento dell’emergenza sanitaria da Covid-19, già si pensa al futuro, non troppo lontano: alla seconda ondata di contagi attesa per l’autunno. E forse anche più tardi. Se, infatti, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro avverte istituzioni e popolazione circa la possibile recrudescenza del fenomeno per i mesi di ottobre/novembre, Francesco Le Foche, responsabile del day hospital di immunoinfettivologia al policlinico universitario Umberto I di Roma, post-data la prossima ondata di Coronavirus a dicembre inoltrato, quando le temperature saranno più rigide.
Intervistato da Margherita De Bac per il Corsera, l’esperto parla di un ritorno del virus in forma severa, ma più simile ad una influenza. E si dice finanche fiducioso sulla capacità di risposta da parte del sistema sanitario nazionale. Ferma restando la collaborazione dei cittadini con l’adozione di comportamenti responsabili.

“Sposterei l’arrivo di una possibile seconda ondata più in là, a dicembre, col freddo – afferma Le Foche – Il virus deve avere il tempo di rialzare la testa dopo essere stato fermato dal lockdown. A luglio verosimilmente la circolazione sarà ancora più ridotta di adesso. Non credo che a settembre-ottobre l’epidemia sarebbe già in grado di riprendersi proprio per il limitato spazio temporale”.
Sulla possibilità che il virus possa essersi attenuato, l’infettivologo spiega: “A giudicare dai sequenziamenti del genoma non è cambiato. Però troviamo sindromi meno aggressive. I nuovi pazienti stanno abbastanza bene tanto che si potrebbe pensare a una nuova espressione di malattia da chiamare Covid like, simil-Covid. Sintomi lievi, febbriciattola che non se ne va per giorni, ma il tampone resta negativo in quanto la carica virale è bassa e la positività non viene rilevata”. Una situazione che può trovare giustificazione nel fatto che “il virus può aver trovato la coabitazione con la cellula umana che ha infettato. Una convivenza pacifica che si è instaurata col lockdown. Il suo interesse ora è diventato quello di non uccidere l’ospite, perché deve sopravvivere e non ha interesse a ucciderlo”.

Di qui il punto sulla seconda ondata: “Non credo che torneremo a vivere un’esperienza tanto tragica – dice dunque al Corsera – Penso più a un’ondata paragonabile a quella prodotta da una forte influenza che è una malattia seria, non dimentichiamolo, con complicanze importanti ed esiti mortali. Abbiamo avuto epidemie influenzali caratterizzate da una letalità simile a quella da Covid”.
Le Foche esprime quindi fiducia sulla capacità del servizio sanitario di fronteggiare una nuova emergenza: “La capacità di intercettare i focolai sul territorio è enormemente migliorata. La chiave del successo è evitare che i pazienti infetti arrivino in ospedale e dunque creare percorsi di cura alternativi, strategia che è stata applicata. Non ci possiamo più permettere di privare i malati di cancro, cuore e patologie gravi dei controlli e delle cure come è successo in questi 3 mesi. Non devono essere messi all’angolo”.

Le Foche, infine, evidenzia come il SarsCoV2 si comporti in maniera molto diversa dagli altri virus fino ad oggi conosciuti, ecco perché – a suo avviso – “non ci sono i presupposti per parlare di patenti di immunità”. Al momento, dice: “Sta a noi renderci immuni rispettando le regole di distanziamento interumano e di igiene e indossando le mascherine. Sono contrario ai guanti, veicoli di sporcizia. La vita è cambiata per sempre – conclude – Non sono più proponibili resse al ristorante, slalom tra i lettini sulla spiaggia e la calca in autobus. Comportamenti contrari alla salute pubblica. La promiscuità è da dimenticare per sempre. Ora valgono i sani principi di educazione civica”.

 

 

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