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Coronavirus, lo studio: in Italia almeno 13mila morti in meno con il lockdown anticipato

Secondo i ricercatori dell’Imperial College le draconiane misure anticontagio adottate dai Governi hanno prodotto sostanziali benefici. In Europa evitati oltre 3 milioni di decessi. Ma si poteva fare prima. In caso di seconda ondata – dicono gli esperti – meglio agire tempestivamente


Nella fase 3 dell’emergenza Coronavirus spunta uno studio londinese che premia la scelta dei Governi di ricorrere al lockdown per arginare il contagio. In Europa – si stima – sono stati evitati oltre 3 milioni di decessi.

E addirittura – si legge sul Sole24Ore che ha rilanciato la ricerca – “se in Italia le misure restrittive per bloccare la pandemia fossero scattate anche solo una settimana prima rispetto al 9 marzo, forse oggi conteremmo 126mila casi in meno e, soprattutto, 13mila morti in meno”.

Sono le risultanze di due studi dell’Imperial College di Londra: il primo, in via di pubblicazione su “Nature”, è basato sulla modellizzazione dell’impatto delle misure anticontagio in 11 Paesi europei, Italia compresa, fino ai primi giorni di maggio; il secondo è stato condotto insieme al Crimedim (Research Center in Emergency and Disaster Medicine, Università del Piemonte Orientale) e focalizzato unicamente sull’Italia.

Nel primo caso, è emerso come “le draconiane misure anticontagio, adottate dai Governi a marzo, hanno avuto, un effetto sostanziale e hanno contribuito a portare il tasso di riproduzione dell’infezione, il famoso R0, al di sotto di 1 all’inizio di maggio”.

Il team di ricerca ha stimato che all’inizio di maggio nei Paesi sotto osservazione (Austria, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera) risultavano infettate dal coronavirus tra i 12 e i 15 milioni di persone. Confrontando poi il numero di decessi registrati con quelli in assenza di misure di lockdown, previsti da un modello matematico, è emerso che grazie ai provvedimenti restrittivi anticontagio sono stati evitati circa 3,1 milioni di decessi.

Un altro studio, condotto con i ricercatori dell’University of California e pubblicato sulla rivista Nature, afferma che gli ordini di chiusura hanno permesso di evitare 62 milioni di contagi per il coronavirus in sei paesi, tra cui l’Italia.

“La ricerca – scrive IlSole24Ore – ha esaminato la situazione in Cina, Stati Uniti, Francia, Italia, Iran e Corea del Sud, affermando che collettivamente queste nazioni sono riuscite ad evitare 62 milioni di infezioni confermate dai test. Soprattutto negli Usa, le restrizioni hanno impedito 60 milioni di contagi. Tuttavia, poiché la maggior parte delle persone infettate non viene testata, il numero effettivo di positivi evitati secondo gli esperti di Berkeley è molto più elevato, addirittura pari a circa 530 milioni nei sei paesi”.

IL CASO ITALIANO. Il gruppo di studiosi del Crimedim di Novara e dell’Imperial College di Londra hanno utilizzato i dati della Protezione Civile al fine di calcolare quanti ricoveri e morti per Covid-19 si sarebbero potuti evitare se il lockdown fosse stato introdotto una settimana prima di quanto non è effettivamente avvenuto, con particolare attenzione all’Italia.

“I nostri risultati – spiega Francesco Barone Adesi, uno dei quattro curatori dello studio insieme a Raffaele Paladino, Jordy Bollon e Luca Ragazzoni – mostrano che, se il lockdown fosse stato introdotto il 2 marzo, invece del 9 marzo, ci sarebbero stati 126mila casi in meno, 70mila ricoveri in meno (di cui 15mila in terapia intensiva) e 13mila morti in meno”.

In sostanza la velocità di risposta in casi del genere è fondamentale. “Questi risultati – ancora Adesi – ci sembrano ancora più rilevanti se si considera che l’Italia ha atteso quasi un mese da quando il primo caso di Covid-19 è stato individuato a Codogno prima di introdurre il lockdown. Tale esitazione nella risposta – incalza lo scienziato – ha avuto a nostro parere un impatto sanitario notevole ed è importante che vengano individuate le ragioni che l’hanno causata. Secondo la maggior parte degli esperti è attesa una seconda ondata di contagi nei prossimi mesi. Essere eventualmente in grado di rispondere prontamente, nelle modalità che si riterranno necessarie, è questa volta fondamentale”.

 

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