Orrore in Cina: il coronavirus non ferma il festival della carne di cane

Tra mille proteste ha preso il via l’evento a Yulin. La condanna delle associazioni: “Un evento barbaro”


Il coronavirus non ha fermato il festival della carne canina di Yulin, in Cina. L’evento è iniziato domenica ed è stato duramente contestato dall’’associazione Humane Society International che da anni si batte contro questo orrore.

Come riferisce il Corriere della Sera, l’associazione segnala che l’evento è stato creato nel 2010 semplicemente per aumentare le vendite e non legato ad alcuna tradizione popolare, come spesso invece si cercava di far passare come messaggio. Si tratta di un evento ‘barbaro’ — scrivono gli attivisti dell’associazione —. “Migliaia di cani e gatti sono presi da strade o rubati da cortili, vengono rinchiusi in gabbie e stipati su tir, senza cibo e acqua. Molti muoiono per le ferite, soffocamento, disidratazione o infarto prima di raggiungere la loro triste destinazione, il macello”, si legge su Facebook. La richiesta alle autorità è quindi quella, ancora una volta, di mettere fine a questo business crudele, sottolineando come gli animali vengano uccisi a sprangate.

Inoltre l’evento è in corso anche se solo poche settimane fa la Cina ha deciso di rimuovere i cani dalla lista del ‘bestiame’ per includerli in quella degli animali da compagnia. Le città di Shenzhen e Zhuhai hanno già vietato il commercio ma nei mesi della pandemia di coronavirus, a causa della scarsità e dei prezzi della carne di maiale, quella di cane era molto richiesta. 

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