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Niente più Fortnite sui cellulari: ecco perché il gioco è scomparso dagli app store

Epic Games, la società che produce il videogame, ha introdotto un suo sistema di pagamenti che aggira le percentuali trattenute da Apple e Google. Immediata la risposta dei colossi della tecnologia, che hanno rimosso l’applicazione dai propri sistemi


STATI UNITI. Se avete un figlio sui dieci, dodici anni, probabilmente conoscerete il popolarissimo videogioco Fortnite: uno sparatutto action tattico che ha conquistato 350 milioni di utenti nel mondo e lo scorso anno è arrivato a muovere fatturato per 4,7 miliardi di dollari. E che ha dimensioni tali da potersi permettere di sfidare due delle più grandi e ricche società al mondo: Apple e Google.

Giovedì Epic Games, la società che produce Fortnite, ha infatti annunciato l’introduzione di un proprio servizio di pagamenti in-app, alternativo a quelli di Apple e Google, che offriva agli utenti un significativo risparmio perché non comprendeva la percentuale del 30 per cento precedentemente trattenuta. La risposta degli altri colossi tecnologici non si è fatta attendere: l’app di Fortnite è stata eliminata sia da App Store che da Play Store, spiegando come Epic Games avesse violato i termini stabiliti quando aveva accettato di distribuire l’app attraverso i loro servizi. Significa che gli utenti non possono più scaricarla né aggiornarla, e quindi che se la situazione non si risolverà a breve non potranno più giocarci sui dispositivi iOS e Android. Potranno continuare a farlo da PC e dalle console, ma sarebbe comunque una perdita enorme per Epic Games, in quanto gli introiti maggiori di Fortnite – che è scaricabile gratuitamente – sono prodotti proprio dalle cosiddette ‘microtransazioni’, ovvero gli acquisti in game.

Epic Games, dal canto suo, ha fatto causa ai due colossi: una battaglia legale che ha attirato da subito grandi attenzioni, perché mette in discussione il modello di business alla base dei due servizi con cui si scaricano le app sui dispositivi mobili, da tempo assai criticato dagli sviluppatori. L’accusa è rivolta soprattutto ad Apple, che tratterrebbe percentuali fuori mercato – attorno al 30% – sui pagamenti, sfruttando una posizione di fatto di monopolio. In un lungo comunicato, Epic Games ha spiegato di essersi imbarcata in questa battaglia legale proprio per mettere in discussione un sistema che, dice, limita la libera concorrenza tra gli sviluppatori e va a danneggiare gli utenti, costretti a spendere di più. Tra l’altro, la contestazione si origina anche dalle eccezioni che Apple attuerebbe per alcuni sviluppatori: sugli acquisti nell’app Amazon, ad esempio, non viene trattenuta la famosa percentuale, come pure Netflix e Spotify – che non fanno sottoscrivere gli abbonamenti sulle app di iOS e Android ma reindirizzano gli utenti al loro sito proprietario.

Apple ha replicato come Epic Games fosse a conoscenza del funzionamento dei pagamenti in-app su iOS, e ha spiegato che chi accetta i termini riceve tutti i vantaggi che hanno gli sviluppatori che lavorano su App Store, in termini di sicurezza, efficienza e assistenza. Per l’azienda di Cupertino non è tutto rose e fiori: le vendite di iPhone potrebbero risentire della mancanza del gioco più scaricato dagli adolescenti, ma consentire ad Epic di gestire alternativamente i propri pagamenti avrebbe di fatto costituito un precedente per troppe altre aziende. Le cause contro Apple e Google sono state depositate in un tribunale della California, e potrebbe volerci tempo prima che si risolvano: nel frattempo, Epic Games non può più distribuire gli aggiornamenti per iOS – quelli per Android sì, anche se è più difficile senza Play Store – e quindi potrebbe rimanere senza due grosse fette della sua base di utenti. Una guerra tra ricchi, certo: ma le ripercussioni di tutto questo potrebbero essere molto più profonde del previsto, con Epic Games che ha anche pubblicato un video di ‘protesta’ con l’hashtag #FreeFortnite, citando il famosissimo spot della Apple trasmesso durante il Super Bowl del 1984, che a sua volta si ispirava al celebre romanzo di George Orwell.

Pierre

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