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Mascherine, tutte le giravolte dell’Oms: solo confusione da mesi e il virus ringrazia

Da inizio pandemia l’Agenzia ha cambiato posizione praticamente ogni mese, contribuendo non poco a creare incertezza. Tutte le esternazioni con le puntuali autosmentite


Chi aveva visto il virus negli occhi, per primo, in tutta la sua contagiosità devastante, appena arrivò in Italia era quasi incredulo: troppe persone per strada e comportamenti da correggere. Era il 14 marzo, l’Italia era chiusa per Covid da pochi giorni, e la delegazione di medici cinesi giunta da Wuhan per supportare le autorità mediche nel contrasto al coronavirus aveva parlato chiaro: “Non tutti coloro che stiamo vedendo in strada – riportava Fanpage – portano le mascherine o le portano in maniera corretta. Bisogna poi aprire le finestre ed evitare assembramenti. Solo se tutti rispetteranno in maniera rigorosa queste indicazioni il 3 aprile se ne potrebbe uscire”.

La previsione, come sappiamo, fu fin troppo ottimistica. Ma sulle mascherine e il loro uso in modo corretto non può essere taciuta la lunga serie di indicazioni fallaci, puntualmente autosmentite, da parte dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità a guida Tedros Adhanom Ghebreyesus. Mesi di comunicazione confusa, retromarce, imprecisioni, precisazioni imprecise, contraddizioni: e quelle sulle mascherine sono addirittura memorabili.

Come riferisce oggi il Corriere della Sera, l’ultima raccomandazione, di 24 ore fa, è questa: mascherina sul viso per i bambini dai 12 anni in su, come per gli adulti, “soprattutto quando non possono garantire una distanza di almeno un metro da altri e se la trasmissione è generalizzata nella zona interessata”. Sconfessata, quindi, la linea del coordinatore del Comitato tecnico scientifico italiano, Agostino Miozzo, che pochi giorni fa parlava di protezione obbligatoria già per i bambini di 6, impraticabile ovviamente, come chiunque abbia figli dovrebbe ben sapere.

L’Oms, dicevamo, non è da meno in termini di dichiarazioni improbabili: il 6 aprile, quando il virus era ormai conclamato, affermava che le mascherine erano essenziali soltanto per malati e personale sanitario ma “capaci di diffondere un falso senso di sicurezza nelle persone sane” e quindi quasi da sconsigliare. Ma l’Italia aveva già battuto sul tempo tutti: il 25 febbraio il consigliere Oms Walter Ricciardi, oggi braccio destro del ministro della salute Roberto Speranza, sosteneva con disinvoltura che “per i sani non servono niente”. Il 6 giugno, due mesi dopo, gli esperti internazionali fecero dietro front: “Le mascherine da sole non bastano, ma servono a proteggere sé stessi e gli altri”. Quindi vanno certamente indossate nei luoghi pubblici “perché forniscono una barriera per le goccioline potenzialmente infettive”.

Due mesi dopo ancora, a fine luglio, una nuova versione. “Sì alle mascherine, ma non come sostituto delle misure cruciali contro il virus: igiene delle mani, distanziamento, test e tracciamento dei contatti, isolamento dei casi positivi” spiegava in conferenza stampa Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità per il Covid-19. La stessa che, il 10 giugno, aveva bollato come rara” l’eventualità che gli asintomatici infettassero, dopo mesi in cui il mondo intero era in lockdown proprio per scoraggiare il contagio invisibile. Inevitabile la retromarcia, poche ore dopo: “Mi riferivo a un set di casi limitati”, la spiegazione dell’esperta, che di convincente aveva davvero ben poco. Al punto che perfino Ricciardi, commentando l’uscita a dir poco infelice dell’epidemiologa americana, non potè lesinare critiche. Memorabile, sul punto, il ‘Caffè’ di Massimo Gramellini sulla questione, il cui titolo era già tutto un programma: “Per una «a» di troppo”.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lo scorso 6 luglio, ha preso una decisione non da poco: con la notifica formale al Congresso e al Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ha ufficialmente ritirato gli Usa dall’Organizzazione, accusata di inefficienza e di appiattimento sulle posizioni della Cina durante la pandemia. La data di uscita, al termine della procedura prevista, è il 6 luglio 2021.

Intanto, ai primi di agosto, l’Oms ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sui social: “Indossate la mascherina e postate la vostra foto per dare il buon esempio e mostrare il nostro impegno contro la diffusione del virus”. Chissà che tra qualche giorno non inviti a rimuovere tutto.

Pba

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