HomeOcchi PuntatiQuadruplicare il numero dei tamponi: ecco il piano per arginare il coronavirus

Quadruplicare il numero dei tamponi: ecco il piano per arginare il coronavirus

La proposta del direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova Andrea Crisanti alla luce del nuovo aumento di casi che si sta registrando nelle ultime settimane


“Incrementare, fino a quadruplicare su scala nazionale, la capacità di fare tamponi superando le barriere e divisioni regionali che hanno generato una insensata panoplia di iniziative e adozioni tecnologiche che sicuramente generano confusione e in alcuni casi sono controproducenti”. Questo il piano del direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova Andrea Crisanti, padre del ‘modello veneto’, illustrato sul Corriere della Sera alla luce del nuovo aumento di casi che si sta registrando nelle ultime settimane. La proposta è stata presentata su invito di alcuni rappresentanti del governo.

“ll grande problema nel contrastare la diffusione del virus – scrive Crisanti – è la elevata frequenza di soggetti asintomatici che possono inconsapevolmente trasmettere l’infezione. L’identificazione degli asintomatici è proprio la sfida che abbiamo davanti per evitare che i casi aumentino vertiginosamente fino al punto di rottura. Mi preme qui ricordare che sempre a Vo’ il virus il 27 febbraio aveva già infettato il 5% della popolazione prima di creare casi clinici sintomatici. L’identificazione sistematica degli asintomatici attraverso l’uso massiccio ma mirato di tamponi è stata la chiave del successo del Veneto. In questo momento le regioni tutte assieme possono al massimo raggiungere la capacità di effettuare circa 90 mila tamponi, picco che viene raggiunto occasionalmente e che non è sufficiente a far fronte alla domanda di test che ci sarà”.

Il piano è stato messo a punto alla luce di quanto sta accadendo in Italia, dove durante le ultime due settimane il numero di persone positive al test per il coronavirus è aumentato di giorno in giorno fino a sfiorare questa settimana la soglia di 1.500 casi. “Questa ripresa della trasmissione virale che interessa tutto il territorio nazionale – evidenzia l’esperto – sembra sia alimentata da comportamenti di socializzazione diffusi prevalentemente tra i giovani (ma non solo) e da casi di importazione. Il virus si diffonde sfruttando il comportamento sociale dei singoli: più persone si incontrano e più aumenta la probabilità di infettarsi. È successo a chi ha frequentato assiduamente luoghi affollati e discoteche senza adottare precauzioni.

Ora abbiamo raggiunto lo stesso numero di casi che leggevamo con apprensione nel bollettino della Protezione civile quando sotto l’onda d’urto di centinaia di morti al giorno è stato decretato il lockdown su scala nazionale. Questa ripresa della trasmissione presenta tuttavia delle differenze rispetto a quanto abbiamo osservato durante i terribili mesi di febbraio, marzo e aprile (è sotto gli occhi di tutti): la maggior parte delle persone infette sono giovani in grande maggioranza asintomatici o con sintomatologia molto lieve”.

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