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Terrapiattisti esploratori ma non troppo: cercano la fine del mondo a Lampedusa, ma naufragano

Si tratta di una coppia di cinquantenni partita da Venezia durante il lockdown. Per loro, il bordo del pianeta era dopo l’isola nel Mediterraneo: volevano dimostrare la validità della propria teoria, ma hanno sbagliato rotta finendo a Ustica. Hanno poi tentato per ben due volte di fuggire dall’imposta quarantena


USTICA. Una volta il mito era girare il mondo – ritenuto sferico dagli antiquati uomini d’Ottocento – in 80 giorni. Oggi, l’impresa fantasticata da Jules Verne avrebbe fieri oppositori nei terrapiattisti, uomini d’altissimo intelletto detentori della grande verità rispetto al pensiero unico dominante (sic) che vuole il pianeta dalla forma di un geoide. Ebbene si: secondo questi eroi moderni la Terra è piatta, checché ne dicano professoroni, accademici, scienziati e astronauti. Le foto dallo spazio mentono, è tutto un ‘gomblotto’ dei famigerati ‘Poteri Forti’ ™, e una coppia di cinquantenni veneziani ha fatto di tutto per dimostrare tale teoria. Perfino sfidare coronavirus, lockdown e quarantena.

I due intrepidi esploratori sono partiti tre mesi fa alla volta di Termini Imerese prima e Lampedusa poi – dove, secondo loro, avrebbero raggiunto e documentato oltre ogni ragionevole dubbio la fine del mondo. Il loro viaggio verso il confine del pianeta si è interrotto, però, a Ustica. Un errore di rotta li ha portati lontani dalla loro meta prefissata e di conseguenza a rischio naufragio. Sono stati salvati da questa triste sorte e posti in quarantena a Palermo, da dove per due volte hanno tentato la fuga. Niente può fermare lo spirito di due ricercatori liberi e indipendenti, insomma. A raccontare la loro rocambolesca avventura a La Stampa è Salvatore Zichici, medico a Palermo dell’Ufficio di sanità marittima del ministero della Salute.

Come è stato riferito dal testimone che si è occupato della vicenda, i terrapiattisti sono approdati ad Ustica in piena epidemia di coronavirus, “tra lo sgomento del sindaco, dei carabinieri e delle guarda costiera, che li hanno visti arrivare stanchi e assetati su una barchetta dopo aver sbagliato rotta e rischiando di fare naufragio”. I due sono stati allora portati a Palermo per la quarantena, a bordo della loro stessa imbarcazione. Ma, come detto, per ben due volte hanno tentato la fuga. Alla fine, sono potuti rientrare in Veneto, via terra. “La cosa buffa – ha riferito a La Stampa Zichici – è che proprio loro, terrapiattisti, si muovevano usando una bussola, strumento che funziona sul magnetismo terrestre”. Qualcosa che per loro non dovrebbe esistere: il grande inganno del complesso dell’Eletto colpisce ancora.

Pierre

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