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Il bambino nero: “Io vuole imparare italiano bene”. Razzismo sui libri di scuola

Una frase che indigna e scatena la polemica sui social: “C’è sempre questa ottica vetusta di rimarcare le carenze e non le potenzialità”, denuncia l’organizzazione Educare alle differenze


ROMA. Sul manuale di letture ‘Le avventure di Leo’ per la classe di seconda elementare edito dal Gruppo Editoriale Raffaello c’è una pagina dedicata al ‘Bentornati a scuola’ che raccoglie, nelle vignette, i desideri dei bambini all’inizio del nuovo anno. “Quest’anno vorrei… fare tanti disegni coi pennarelli”, si legge da un alunno. “Andare sempre in giardino per la ricreazione”, dice un altro. Ma c’è un ‘Calimero’, nel quadretto idilliaco raccontato dal libro di testo. Un bambino, di colore, che esprime il suo desiderio: “Quest’anno io vuole imparare italiano bene”. La frase, secondo l’organizzazione no profit ‘Educare alle differenze’, oltre ad essere razzista nasconderebbe una “ottica vetusta di rimarcare le carenze e non le potenzialità”.

“Ancora una segnalazione sui libri di testo – scrivono, come riporta La Repubblica – un libro che entra in classi interculturali in cui bambine e bambini nati e cresciuti in Italia hanno colori diversi, famiglie miste, adottive, genitori che provengono da altri paesi ma vivono qui da anni o che sono a loro volta nati e cresciuti qui. Ma anche bambini arrivati da poco che portano con sé le loro culture d’origine. Bambini che continuiamo attraverso rappresentazioni come questa ad additare come stranieri, come altro rispetto a una presunta normalità italica e a scimmiottare con un linguaggio imbarazzante che sembra preso da un pessimo film degli anni Trenta“.

Ideologia che, per quanto ci si sforzi, risulta a quanto pare difficile da estirpare. Nelle pagine successive si legge infatti, in un testo intitolato ‘Un amico venuto da lontano’, questo incipit: “Questa mattina la maestra ci ha presentato Emmanuel, un amico con la pelle scura venuto da tanto lontano. Quando Emmanuel ha parlato ha sbagliato tutte le parole, allora noi bambini ci siamo messi a ridere, ma la maestra ha detto: Provate voi ad andare in un Paese dove tutti parlano un’altra lingua!”.

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