Contagi alle stelle, conto alla rovescia per il lockdown: tremano bar e ristoranti

Il Governo ci gira intorno, ma secondo ‘Il Corriere della Sera’ entro 7-10 giorni, salvo improbabili decrescite della diffusione del virus, Conte imporrà il coprifuoco alle 21 a livello nazionale o anche maggiori restrizioni


Sette giorni, massimo dieci. Il tempo limite che il Governo si concede per prendere una decisione drastica, la più impopolare, l’incubo peggiore: chiusura per tutti dalle 21, o anche peggio, divieto di spostamento tra regioni.

La parola che nessuno vuole pronunciare, per ora, è la più ricorrente sui motori di ricerca: lockdown, ritorno al passato, un passato recente ma che nessuno sperava di rivivere, almeno così presto. Solo ieri sono stati oltre 16mila i contagi su 170mila tamponi, una percentuale vicina al 10 per cento. Troppi, decisamente, come sono troppi, visto il balzo recente, i 136 morti registrati nelle ultime 24 ore. Le persone attualmente ricoverate sono 10.686, di cui 992 nei reparti di terapia intensiva. E il Governo, secondo il Corriere della Sera, si è autoimposto il limite di 2.300 ricoveri, pari al 30 per cento dei posti disponibili: oltre, si chiude. Sempre il ‘Corriere’, nell’articolo odierno a firma di Fiorenza Sarzanini, spiega come Conte “potrebbe vedersi costretto a imporre il coprifuoco in tutta Italia con un nuovo Dpcm, o addirittura a consentire l’uscita dalle abitazioni solo per andare a scuola e al lavoro, dunque limitando al massimo le attività «non essenziali». Il parametro non cambia: monitoraggio della curva epidemiologica e numero di ricoverati nelle terapie intensive”.

Ma quali sarebbero le attività considerate tali da potere essere fermate, se il contagio continuasse a salire alle stelle? Sul punto è al lavoro il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza, che propende per la linea dura, ovvero la necessità di un ‘reset’, anche di due settimane – ma chi ci crede che saranno sufficienti, ndr? –  per dare fiato al sistema sanitario. Il premier, per ora, resta contrario. Intanto, l’esecutivo prova a riorganizzarsi, dopo i colpevoli ritardi nei mesi di tregua concessi dal virus: rafforzamento delle attività territoriali per migliorare la diagnostica e prevenire il dilagare dei contagi, con i medici di famiglia dotati della strumentazione “per consentire una più efficace presa in carico degli assistiti” non Covid, così da ridurre la pressione sugli ospedali, scrive ancora il Corriere.

Dopo tante resistenze, insomma, si andrebbe verso l’accordo che metterebbe i medici di base, in condizione di somministrare le migliaia di test rapidi acquistati dal commissario Arcuri. Ma – si badi – su base volontaria, e qualcosa fa pensare che non ci sarà certo la corsa al rischio, da parte dei camici bianchi. Altra novità: i test antigenici rapidi saranno fatti anche in farmacia, come annunciato sempre ieri da Speranza.

Tra una settimana, poi, si tireranno le somme. E lo spettro della chiusura per bar e ristoranti, con il coprifuoco alle 21 su tutto il territorio nazionale, si allunga minaccioso.

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