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Zero favoritismi per l’Ariston: teatro come tutti gli altri, niente pubblico a Sanremo

La doccia fredda per Amadeus e soci viene dai ministri Speranza e Franceschini. Ora il conduttore sarebbe a un passo dal lasciare


ROMA/SANREMO. Doccia fredda, anzi, gelida per chi ci credeva, per i tanti professionisti coinvolti e per la kermesse canora più simbolica d’Italia: “Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”. Il tweet lapidario del ministro di Beni culturali e Turismo, Dario Franceschini, non lascia scampo a interpretazioni. E cambia completamente lo scenario, visto che sia Fiorello che Amadeus avevano dichiarato che “senza pubblico era impossibile fare il festival”.

A questo punto sarebbe a rischio anche il mandato di direttore artistico e conduttore del Festival di Amadeus: Adnkronos riporta di voci interne molto insistenti secondo le quali il noto presentatore, dopo le dichiarazioni dei ministri, sarebbe a un passo dal gesto clamoroso. Opzione che Franceschini ha ulteriormente commentato: “Io sono il primo a sperare che l’andamento dei contagi consenta di riaprire al più presto i teatri con le misure di sicurezza necessarie e sto lavorando per questo. Ma le regole vigenti valgono per tutti, dallo spettacolo più grande al teatro più piccolo”.

Amadeus assieme al suo team ha sempre espresso come per gli artisti sia difficile esibirsi davanti a un teatro vuoto. Qui nasce l’intero ‘equivoco’: perché l’Ariston, seppur considerato e utilizzato dalla Rai come uno studio televisivo, è un teatro. E la decisione di procedere con la kermesse sanremese aveva provocato, da più parti, proteste nel mondo dello spettacolo, con registi e attori che si domandavano il perché di questa disparità nei confronti di altre strutture: se l’Ariston può aprire con un pubblico per Sanremo, allora perché cinema e teatri in Italia non possono farlo?

Controversa anche la questione dei figuranti, dal momento che di questi tempi molti programmi tv vanno in onda con un pubblico di figuranti scritturati. Questione sulla quale il ministro Speranza, riguardo Sanremo, non si era espresso: ma è stata invece rimarcata da Franceschini in quello che è stato percepito come un vero e proprio attacco diretto al Festival. Anche perché l’attuale Dpcm in vigore è chiaro: “Alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento coreografico e comunque strettamente funzionale alla trasmissione”.

Le opinioni, intanto, si susseguono. A partire dall’esultanza del presidente Codacons Carlo Rienzi, che dichiara: “Accolte le richieste del Codacons che aveva denunciato il tentativo della Rai di violare il Dpcm sul Covid ricorrendo all’escamotage dei figuranti per riempire il teatro Ariston. Prima il ministro della Salute Speranza poi quello dei beni culturali Franceschini hanno accolto il nostro appello, bocciando l’ipotesi di figuranti come pubblico, un espediente che avrebbe creato discriminazioni rispetto agli altri teatri italiani e introdotto rischi altissimi sul fronte dei contagi, oltre a rappresentare uno spreco di soldi pubblici”.
Meno drastico e più pragmatico Al Bano. “La mia su Sanremo l’ho già detta: in onore del Festival e per ciò che ha rappresentato nel mondo e per gli italiani è meglio rimandarlo”, sottolineando come sia “Giusto che non ci sia il pubblico, sarebbe troppo rischioso. Per questo dico: ‘Rispettiamo Sanremo e rimandiamolo’”.

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