HomeSenza categoriaFrattura sconfessa il 'Corriere': contano i voti, non gli interessi

Frattura sconfessa il ‘Corriere’: contano i voti, non gli interessi

Paolo Frattura
Paolo Frattura

CAMPOBASSO. Quando si tratta dei fatti suoi, diventano scribacchini e faciloni pure quelli del ‘Corriere delle Sera’. Paolo Frattura, governatore della Regione Molise, invia una piccata lettera (a tratti supponente, come buona parte delle sue note ufficiali) al direttore del primo  giornale nazionale, Ferruccio De Bortoli, nel tentativo di smentire quanto riportato oggi sul quotidiano di via Solferino. Il senso della lettera è inequivocabile: siccome ho già smentito tutto (ma dove?) e ho stravinto le elezioni, del conflitto d’interessi, vero o presunto, non fregherebbe niente a nessuno. Ipse dixit. Riportiamo comunque, per dovere di cronaca, il contenuto integrale della missiva di Frattura. Astenendoci da qualsiasi commento per non offendere l’intelligenza dei lettori.

Alla cortese attenzione

del direttore del Corriere della Sera

dott. Ferruccio de Bortoli

“Carissimo direttore, iniziavamo davvero a preoccuparci. Quasi ci dispiaceva aver perso la ribalta nazionale: la fama, nel bene e nel male, dà alla testa, è una debolezza dello spirito umano. Stamani siamo stati accontentati. Ne siamo riconoscenti a Lei, al Suo giornale e al signor Rizzo che ha speso per noi la sua illustre penna. Con un’inchiesta puntualissima. Che scava in tutti i legami, professionali e sentimentali. Come carne da macello. Ora, ci rendiamo conto che Rizzo, che ha regalato ai suoi lettori pagine importantissime sugli scandali della Casta, magari non abbia tempo per indagare su nuove faccende, purtuttavia ci sorprendiamo del fatto che torni, proprio lui, su argomenti risaputi, noti e già dati in pasto alla stampa. Probabilmente dovrebbe cambiare fonte, Sergio Rizzo. Quella cui si rifà in maniera unilaterale è caduta nel dimenticatoio qui in Molise. Forse a Sergio Rizzo sfugge che sono stati gli stessi elettori a scegliere, nonostante le continue calunnie gettate addosso a noi nei “lunghi” mesi della campagna elettorale. Per entrare, però, nel merito delle accuse che ci vengono addebitate, è giusto sottolineare che sono già state tutte smontate pubblicamente con carte e atti ufficiali: magari al suggeritore del Nostro non è convenuto produrre al suo giornalista di riferimento tale materiale. Un presidente è libero di scegliere il suo staff e il nostro metodo tiene conto esclusivamente di merito e competenza. A questo potremmo aggiungere ulteriori approfondimenti, ma non ce ne voglia Rizzo: crediamo che i lettori non vadano tediati con testi triti e ritriti. Forse, solo una cosa: non siamo così influenti da poter condizionare gli elettori che liberamente, nel famoso e sacro segreto dell’urna, hanno scritto sulla scheda elettorale il nome di Domenico Ioffredi e, ancor di più, quanti – oltre 4 mila – hanno scritto quello di Vincenzo Cotugno, il consigliere regionale più votato del centrosinistra. A Rizzo, però, vorrei ricordare che prima di candidarmi ed essere eletto governatore dai molisani, ai quali, ancor più che ad altri, dobbiamo rendere conto del nostro operato, lavoravo. Sono un architetto che partecipa ad alcune attività imprenditoriali. Non ho mai attirato su di me attenzioni particolari già solo per il sospetto di aver confuso le mie iniziative professionali e imprenditoriali con interessi di natura politica e legami familiari. Tutto questo per assicurare al Suo giornale, caro Direttore, e ai Suoi giornalisti di essere già a disposizione per qualsiasi chiarimento diretto, magari prima che la vicenda torni a essere un noioso tormentone ripreso a cascata come già accaduto in passato con il Fatto quotidiano. Con il profondo rispetto che portiamo e sempre porteremo a Lei e al Corriere della Sera, i nostri saluti”.

 Paolo di Laura Frattura

 

 

PS. “L’appellativo di “governatrice” non è frutto delle invidie di nessuno. È uno scherzo nato tra noi per tributare all’ingegnere Mogavero tutta la profonda stima che nutriamo per lei, evitando però di prenderci troppo sul serio. Che vuole farci, siamo così, capaci anche di ridere di noi stessi”.

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