Provincia, casse vuote: Mazzuto ‘ipoteca’ Palazzo Berta

Trattative in corso con il catasto per vendere un intero piano dell’edificio

ISERNIA. La soluzione finale potrebbe essere quella di vendere una parte dei ‘gioielli di famiglia’. A cominciare dalla propria ‘casa politica’, Palazzo Berta. Almeno in parte messo in vendita per esigenze di cassa. Il presidente della Provincia, Luigi Mazzuto, vuol vendere un intero piano della sede che ospita l’ente. La trattativa con l’Ufficio del territorio, una volta noto ai più come catasto, sarebbe già stata avviata. Tutta colpa dei tagli selvaggi nei confronti degli enti periferici. Le ultime notizie sullo stato finanziario dell’ente di via Berta, più volte denunciate dal presidente, riferiscono di tre milioni e 800mila euro in meno di trasferimenti statali nel solo anno 2013; senza contare le rimesse della Regione non pervenute. Il vertice dell’amministrazione, poche settimane fa, si spinse addirittura a parlare di in amministrazione controllata, “inevitabile – aveva detto in un’intervista televisiva – senza l’erogazione dei crediti che vantiamo nei confronti del governo regionale e centrale dal 2012”. Una situazione che espone i precari della Provincia pentra, circa un’ottantina di persone, a forte rischio disoccupazione. Mazzuto, insomma, per rimpinguare le finanze dell’ente, vuol tentare anche iniziative clamorose. A giugno, ad esempio, con un’apposita delibera di Giunta, si decise di sottoscrivere un documento dell’Upi, l’Unione province italiane, con il quale si avvia un’azione legale per recuperare le somme iscritte in bilancio ma mai erogate dal ministero delle Finanze. Per la precisione, la Provincia d’Isernia vanta crediti per 17 milioni di euro: somme che, tuttavia, lo Stato non ha mai concretamente messo nella disponibilità dell’ente. Rivolgendosi al giudice civile, dunque, si mira a bloccare – tramite decreto ingiuntivo – le somme avanzate dal governo centrale per ridare fiato alle casse provinciali. Isernia è la sesta Provincia, in Italia, a seguire questa strada. A Padova, per esempio, il tribunale ha già riconosciuto le ragioni dell’ente, imponendo al governo di restituire i residui cosiddetti “perenti”.