Cerimonia del X Settembre semi-deserta: lo scollamento dalle istituzioni e le coscienze sopite

La cittadinanza non partecipa agli eventi per l’anniversario del tragico bombardamento di Isernia. La politica non coinvolge abbastanza la comunità in attesa di stimoli: forse serve ripensare le celebrazioni per ‘salvare’ il passato


ISERNIA. Una crisi di valori, forse. Che sia dovuto alla difficile congiuntura economica, all’ingordigia della politica, alle cattive amministrazioni: si è acuito lo scollamento tra i cittadini e le istituzioni. E ciò è stato particolarmente visibile in occasione delle celebrazioni, a Isernia, della ricorrenza dell’anniversario del bombardamento del X Settembre. La partecipazione è stata scarsa, se non nulla. Autorità a parte, costrette comunque a presenziare. Ma anche in questo caso con i dovuti distinguo: assenti, infatti, il governatore Frattura e il prefetto Guida, non senza una coda di polemiche.

C’è da evidenziare, in premessa, che le celebrazioni sono coincise con la domenica; peraltro una giornata con condizioni metereologiche non proprio favorevoli. E si sa: una domenica uggiosa e temperature che strizzanol’occhio all’autunno, impigrirebbe anche i cittadini più attivi nella società civile. Ma, probabilmente, l’idea della cerimonia fine a se stessa è ormai superata.

Con il passare degli anni si affievolisce la memoria e le nuove generazioni avvertono la storia più come un tempo passato che come ricordo e monito per il futuro. Ed ecco che un’azione più incisiva da parte dell’amministrazione avrebbe potuto, e potrebbe ancora, comportare un’inversione di tendenza. Se oltre alla ritualità, religiosa e civile (dalla Santa Messa alla deposizione delle corone), si riuscisse a stimolare la partecipazione all’evento attraverso iniziative collaterali di approfondimento storico-culturale, da tenersi in piazza o nelle scuole durante l’anno scolastico, forse il passato non sarebbe destinato all’inesorabile oblio nell’indifferenza generale. Delle proiezioni di filmati, dei dibattiti pubblici non concentrati nella sola ricorrenza potrebbero giovare ad un senso di appartenenza, fino ad oggi sconosciuto ai più. Potrebbero far bene alla collettività, come impegno e conoscenza. Potrebbero. Perché lo sforzo deve essere di tutti: dalla politica chiamata a dare il buon esempio; alla cittadinanza che, seppur delusa, non può sopire la propria coscienza e abdicare all’azione, salvo poi esercitare la sterile critica. Meditiamo, gente.