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Isernia, il dentino più antico d’Italia resterà al Museo del Paleolitico

L’annuncio del professor Carlo Peretto, nel corso dell’incontro d’approfondimento sui quarant’anni del sito La Pineta, tenutosi a Palazzo San Francesco: l’occasione per ripercorrere le tappe delle ricerche, dei ritrovamenti e degli studi sull’importante giacimento


ISERNIA. Il dentino rinvenuto nella campagna degli scavi presso il sito La Pineta resterà a Isernia. Ad assicurarlo Carlo Peretto, docente dell’Università di Ferrara e direttore scientifico dello scavo pentro, in occasione della conferenza andata in scena nel pomeriggio di ieri, a Palazzo San Francesco, atta a ripercorrere i 40 anni di uno dei siti più antichi d’Europa. Ed ecco che il professor Peretto, che al paleosuolo ha dedicato decenni di indagini e importanti pubblicazioni, ha ricostruito le vicende che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’area: dalle ricerche ai primi ritrovamenti; dal triste episodio dell’incidente aereo agli studi d’approfondimento che hanno conferito importanza al giacimento, fino alla scoperta del famoso dentino. E proprio sul dentino il docente ha concentrato il suo intervento per la stampa: “Il dentino, che verrà esposto da sabato mattina, con convegno ad hoc nel Museo del Paleolitico – ha detto – rimarrà a Isernia per sempre. L’esposizione sarà provvisoria solo in termini di allestimento, per diventare definitiva a breve. Da oggi (ieri ndr) l’ho consegnato ufficialmente al Museo”. 

Di qui una riflessione sul valore della scoperta. “L’importanza del ritrovamento è rilevante e accresce con gli ultimi studi – ha spiegato il professor Peretto – Ormai sappiamo che si trattava di un ragazzino di 4-5 anni, la cui madre non viaggiava molto; si spostava di soli circa dieci chilometri per la caccia. Questo si è apprende perché, nel periodo fetale, il bambino e soprattutto lo smalto dei denti risentono di ciò che la madre ha mangiato. Appartiene a una specie che ci precede: l’Homo Heidelbergensis da Heidelberg, in Germania, dove è stata trovata una mandibola. Questa specie evolve nel tempo dando origine in Europa all’Homo di Neandethal e in Africa all’Homo Sapiens. I risultati degli studi sono stati pubblicati su ‘Report, science & nature’ – ha aggiunto – È comunque un nostro antenato, questo bambino di Isernia”. Dal valore dei reperti, alle prospettive turistiche. Specificando, in premessa, che la questione della fruizione del sito spetta agi organi competenti e al Ministero, il professor Peretto ha lanciato qualche suggerimento: “Gli elementi di visibilità e fruizione devono essere emozionali – ha affermato – Bisogna che questi musei siano in grado di raccontare delle storie emozionanti per coinvolgere i visitatori anche dal punto di vista del godimento”.

Poi il discorso è divenuto più generale. “La Provincia, il Comune e la Regione – ha precisato il direttore scientifico dello scavo La Pineta – si sono impegnate nel tempo per promuovere l’area, ma non sono arrivati i risultati sperati. Il Molise è pieno di cose spettacolari oltre al Paleolitico, basti pensare a Pietrabbondante, Sepino piuttosto che Castel San Vincenzo, tanto per citarne alcuni. Ritrovamenti che non son conosciuti. Il problema – ha aggiunto Peretto – è che il Molise è sconosciuto come regione. C’è una certa ignoranza in termini generali, italiana e internazionale, che bisogna modificare. Come fare? È una grossa scommessa – ha concluso – c’è da mettersi attorno a un tavolo, fare delle iniziative e valutare con degli esperti il da farsi”. 

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