Guglielmo Epifani a Campobasso: “Il Molise può ripartire solo dalle opere pubbliche”

Lo ha detto il deputato di Mdp, ex segretario della Cgil e del Pd, intervenuto a ‘Fondamenta’, la manifestazione organizzata da Articolo 1 da Leva &co. Dal Job’s act all’innalzamento dell’età pensionabile, dalla fuga dei cervelli al nuovo patto per la crescita e lo sviluppo: questi i temi trattati al Centrum Palace. Con una lettura politica delle dimissioni del presidente del Senato Pietro Grasso dal gruppo del Pd


CAMPOBASSO. L’Italia può ripartire solo dagli investimenti pubblici. E il Molise non fa eccezione. Lo ha detto il deputato di Articolo 1 Guglielmo Epifani, questa sera al Centrum Palace Campobasso, ospite della seconda giornata di ‘Fondamenta’, la manifestazione organizzata da Mdp del Molise per parlare di ‘Lavoro e dignità: un nuovo patto per la crescita e lo sviluppo’. Incontro introdotto dal consigliere regionale Francesco Totaro e moderato dalla giornalista Chiara Geloni, seguito dagli interventi dei vertici regionali di Cgil, Cisl e Uil.

“Questa regione ha bisogno di infrastrutture – ha detto Epifani – in tutta Italia abbiamo perso 600mila posti di lavoro. Nel frattempo c’è bisogno di mettere in sicurezza le case, le scuole, gli edifici pubblici e quelli privati. Malgrado questo gli investimenti pubblici sono fermi, tanto più che a volte le risorse, anche se ci sono, non si spendono. E questo perché le procedure del codice degli appalti sono diventate troppo complesse e perché due terzi della spesa pubblica passano dai Comuni, che non hanno risorse e per i vincoli di bilancio non sono in condizioni di fare fronte alle domande. Da cosa si riparte in Molise? Dalle opere pubbliche, lo ribadisco, anche piccole sistemazioni di case, scuole, edifici pubblici e privati, che danno occupazione e creano una leva di sviluppo, con cui costruire una rete di imprese artigianali e piccole e medie imprese”.

Da ex segretario della Cgil, prima che da segretario del Pd e da parlamentare dem, ora passato con gli scissionisti di Mdp, Epifani ha quindi fatto riferimento alle storiche battaglie del sindacato sul lavoro e sulle pensioni. Partendo dal ‘Job’s act’. “Un colossale imbroglio – così lo ha definito – ci avevano raccontato la storia che grazie alla fiscalizzazione di una parte dei contributi sarebbe ripartito il lavoro stabile. Ma oggi 8 lavori su 10 sono lavori precari. Se doveva servire a stabilizzare il lavoro questo risultato non lo ha avuto, anzi, ci sono più licenziamenti di prima soprattutto per motivi disciplinari. E’ stata raccontata una storia a cui non corrisponde la realtà”.

Nel frattempo è ripresa la fuga dei cervelli, giovani laureati e specializzati costretti a lasciare il Paese per trovare lavoro. “Sono stati quasi 80mila nell’ultimo anno – ha rimarcato Epifani – un numero enorme. Lo Stato investe per la loro formazione, loro sono bravi a studiare, fanno sacrifici, poi con la laurea, la specializzazione e il master dal Sud devono andare al Nord o all’estero. Un Paese che perde i migliori si condanna da sé, del resto se un giovane ingegnere in una fabbrica del Nord prende 1.600 euro e a Stoccarda ne guadagna 5mila è evidente perché questo avviene”.

Se manca il lavoro, ha quindi rilanciato, è anche a causa del fatto che per l’innalzamento dell’età pensionabile si liberano meno posti. “Siamo d’accordo che c’è bisogno di avere un equilibrio dei conti previdenziali, ma siamo passati da essere ‘cicale’ ad avere l’età di pensionamento più alta d’Europa. Ma un operaio edile o una maestra impegnata coi bambini piccoli non possono lavorare fino a 67 anni. Poi si trovano questi marchingegni come ‘ape social’ e ‘ape volontaria’ che poi fanno solo discriminazioni tra figli e figliastri”.

Immancabile il riferimento politico alle dimissioni del presidente del Senato Pietro Grasso dal gruppo del Pd. Il voto ripetuto di fiducia sulla legge elettorale a pochi mesi dalle elezioni – questo il commento di Epifani – è una forzatura verso il ruolo del Parlamento, che un uomo delle istituzioni come Grasso non poteva accettare. E’ la seconda carica del Paese e noi nutriamo profondo rispetto per la sua scelta, però troviamo anche la conferma che il Pd fa queste forzatore e questi errori, che si è allontanato dal lavoro, dal suo popolo e anche dal rispetto delle istituzioni. Ed è anche per questo che bisogna trovare un’alternativa”.

Carmen Sepede