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Politiche, il Pd ‘scarica’ di Pietro. Verso una candidatura autonoma alle Regionali

La decisione presa da Matteo Renzi in persona. “Mi hanno usato da specchietto per le allodole”, il duro commento dell’ex pm di ‘Mani pulite’, col figlio Cristiano che pone dubbi sul sostegno a Frattura. 


CAMPOBASSO. Elezioni Politiche, il Pd scarica Antonio Di Pietro. Era nell’aria, ma con la definizione delle candidature fatta nella riunione delle direzione nazionale dem è ora ufficiale: l’ex pm di ‘Mani pulite’ non sarà candidato con il Partito Democratico. Né in Molise, né in altre regioni italiane.

Del resto Matteo Renzi lo aveva detto: “Finché sarò io il segretario del Pd il giustizialismo alla Di Pietro non avrà mai una casa nel partito dei riformisti”. Detto fatto. Nell’elenco dei nomi scritto questa notte Di Pietro non c’è. Il suo sogno di spendersi in prima persona per il suo Molise naufragato. Così come il suo desiderio di far ritrovare la pace nel centrosinistra, tra il Pd e i “fratelli coltelli” di Mdp-Liberi e Uguali. Ci aveva provato pure a livello regionale, quando si era ipotizzata una sua candidatura in regione coi bersaniani.

Immediata la reazione del figlio Cristiano Di Pietro. “E’ un giustizialista – ha scritto il consigliere regionale sulla sua pagina Facebook, riferendosi alle parole di Renzi – Non lo candidiamo”. Quindi la chiusa. “Difficile restare alleato con chi non ti vuole”. Che lascia intendere una spaccatura non da poco, con ripercussioni sulle prossime elezioni Regionali. E un suo possibile abbandono dell’alleanza che sostiene la ricandidatura di Paolo di Laura Frattura.

Un ‘rospo’ che, più di Cristiano, Antonio Di Pietro non sembra intenzionato ad ingoiare. E che apre uno scenario già ipotizzato nei giorni scorsi. La candidatura autonoma di ‘Tonino’ alle Regionali del 22 aprile. Contro il governatore uscente Paolo di Laura Frattura e con una sua lista. Che starebbe già mettendo in piedi. L’obiettivo è sempre quello. Impegnarsi per il Molise. In Regione. Visto che a Roma non hanno voluto credere in lui. 

“Renzi e i suoi ascari – il commento di Di Pietro in una dichiarazione fatta all’Ansa – preferiscono avere rapporti con un pregiudicato piuttosto che con un giustizialista: il Pd molisano mi voleva, Roma no. Ecco la prova dell’accordo che già c’è tra Matteo e Silvio, il nuovo inciucio”.

”Mi hanno usato come specchietto per le allodole – ha rilanciato – il Pd locale sinceramente mi voleva, quindi mi pare che Renzi non umili solo la minoranza di Orlando, ma anche i suoi stessi renziani. Il veto sul mio nome c’era da tempo, evidentemente, era meglio se me lo dicevano prima, io mi ero solo messo al servizio del mio Molise, ma certo gli inciuci non li avrei mai votati. Quindi anche in questo caso il Pd si dimostra subalterno a Berlusconi”.

C.S.

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