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Fondi alle tv e alle radio locali, il mantra dei 5 Stelle: la colpa di tutto è del Pd e della Lega

I portavoce del Movimento provano a fare chiarezza: il Governo Conte interverrà per rivisitare l’emendamento al Milleproroghe in difesa delle piccole realtà editoriali


CAMPOBASSO. La cronistoria dell’emendamento al Milleproroghe “secondo” i Cinque Stelle non può che partire da una certezza (che al momento è solo annunciata): il Governo Conte interverrà per riformare sostanzialmente tutto il sistema dei finanziamenti pubblici all’editoria. E la colpa di tutto quanto accaduto è solo del Pd e della Lega.

“Il Governo interverrà – scrivono i portavoce in Consiglio regionale, subito dopo la trattazione in aula della mozione sul tema – nell’ottica di una riduzione drastica per tutti gli editori di grandi gruppi, ma anche inserendo un tetto alle pubblicità per le grandi emittenti. Ma sarà fatto salvo il principio di proporzionalità che vogliamo ripristinare nel prossimo regolamento: meno soldi assegnati ai grandi gruppi, più soldi disponibili per i piccoli editori locali, che fanno davvero grandi sacrifici che danno lavoro a tante famiglie”.

Sulle sei astensioni registrate, nel corso della votazione per appello nominale, la spiegazione è semplice: “A prescindere dall’esito del ricorso al Tar, o di un eventuale ricorso presso la Corte Costituzionale, Il Movimento 5 Stelle è certamente d’accordo sul principio della difesa delle piccole tv locali, ma si è astenuto sulla mozione presentata dalla maggioranza perché non serve a nulla, come tante altri presentate e votate finora”. I portavoce ricordano che l’emendamento al ‘Milleproroghe estende al 2019 il regime transitorio sui termini di assegnazione alle emittenti radiofoniche del Fondo per il pluralismo dell’informazione, istituito dal Governo Renzi (con legge 208/2015) e con un regolamento adottato durante il Governo Gentiloni.

“Tale Fondo – spiega Angelo Primiani – ha un meccanismo di attribuzione penalizzante delle emittenti private locali legate a un territorio con un bacino modesto come quello molisano e di questo siamo consapevoli. Uno dei parametri di riferimento è infatti il dato Auditel che però non viene proporzionato alla popolazione, ma in termini assoluti. Questo è il motivo dell’impugnativa presentata al Tar Lazio da alcune emittenti locali. Con un artifizio normativo la Lega poi ha voluto trovare un escamotage per trasformare in legge un regolamento. Tuttavia per gli uffici legislativi della Camera dei deputati questa trasformazione non è automatica, anzi”.

Rincara la dose – sempre contro il Pd e la Lega – il consigliere Fabio De Chirico: “Per l’ennesima volta l’ordine del giorno è lo strumento per attaccare il MoVimento 5 Stelle nonostante la legge l’abbia voluta Renzi, il regolamento attuativo l’abbia voluto Gentiloni, l’emendamento al Mille Proroghe lo abbia voluto la Lega. Continuiamo a non parlare di una Regione che ha distrutto aziende come Molise Dati, Molise Acque, Gam, Zuccherificio, facendo perdere milioni di euro al Molise”.

Parla di una sorta “manipolazione”, invece, Andrea Greco: “Non ha più senso essere qui a discutere, se non per accreditarsi di fronte agli operatori dell’informazione in Molise. Abbiamo proposto un emendamento per impegnare il presidente Toma a riferire in aula circa l’iter di approvazione dell’emendamento e farsi portavoce presso le sedi opportune del diritto all’informazione e al pluralismo dei cittadini molisani, perché dobbiamo capire come si è arrivati a questo punto. In Molise ci sono tanti lavoratori che aspettano da anni risposte e ancora non le ricevono. Allora o ci occupiamo di tutti i settori, o si rischia di dare l’impressione di occuparsi di questo settore per esibire interesse di fronte ai giornalisti locali”.

ellesse

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