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4 novembre, il Molise ricorda i cento anni dalla fine della Grande Guerra e celebra le Forze Armate

 Cerimonie commemorative, consegna di onorificenze e mostre in ogni angolo della regione. Il governatore Toma rievoca i ‘dimenticati’ dalla storia: “Se abbiamo un’Italia unita, lo dobbiamo anche al loro sacrificio”


CAMPOBASSO Cerimonie commemorative, consegna di onorificenze, mostre: anche il Molise ricorda oggi i cento anni dalla fine della Grande Guerra con l’armistizio e rende omaggio alle Forze Armate. In tutti i Comuni della regione sono stati programmati eventi per non dimenticare una date più significative della storia Italiana: l’entrata in vigore dell’armistizio di villa Giusti.

“Già il 3 novembre, però, lo stesso giorno della resa austro-ungarica – ricorda nel suo messaggio il presidente della Regione Donato Toma -, le truppe italiane avevano fatto il loro ingresso a Trento, mentre le navi della Regia Marina avevano attraccato nel porto di Trieste. Il tricolore italiano sventolava a San Giusto e sul Buonconsiglio. ‘Trieste e Trento redente’, titolavano i giornali dell’epoca.

toma nuovaFiniva la Grande Guerra, quella che gli storici hanno definito ‘mondiale’ ma che, a mio avviso, noi italiani dovremmo definire ‘Quarta guerra d’indipendenza’, perché con la conclusione di questo evento bellico si portò a compimento quel processo storico che, partito nel 1848 e attraverso varie fasi politiche e militari, consentì di raggiungere l’unità d’Italia.

Non è un dettaglio di poco conto, perché ritengo che questa sia la sola chiave di lettura che oggi, noi cittadini di una Repubblica che ripudia la guerra, dobbiamo dare ad un conflitto che richiese un tributo elevatissimo di sangue in nome dell’irredentismo, della liberazione di quei territori italiani che mancavano all’appello dell’Italia unita, perché se così non fosse dovremmo dedurre che il sacrificio di centinaia di migliaia di vite sia stato vano. Anche il Molise fece la sua parte, con dignità e coraggio, offrendo alla Patria i suoi figli, molti dei quali protagonisti di atti eroici. A loro sono intitolate strade, scuole, istituzioni, affinché dei loro nomi, di quello che hanno compiuto si abbia imperitura memoria.

Ma la storia non è sempre democratica e obiettiva, molte volte è distratta e superficiale. Nelle sue pagine meno note, ci sono le vicende di tantissimi molisani, alcuni nemmeno diciottenni, che risposero alla chiamata alle armi per difendere il ‘patrio suolo’. Erano contadini, illetterati, vivevano in un Molise prevalentemente rurale, lasciarono le loro misere dimore, i loro campi, i loro armenti. Passarono dall’aratro alla baionetta senza addestramento e si ritrovarono in una trincea senza rendersene conto. Non si erano mai mossi dai loro paesi e la tradotta che li trasportava era un’occasione unica per vedere un’Italia diversa dal Molise.
Fecero il loro dovere, fino in fondo.  Ecco, io penso che il nostro deferente pensiero debba essere rivolto anche a costoro, ai dimenticati dalla storia. Se abbiamo un’Italia unita, lo dobbiamo anche al loro sacrificio”.

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