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Sanità, un ‘piccolo’ esempio di cosa significhi non avere il commissario ad acta

La controversia tra la Regione Molise e l’Istituto Fisiomedica Loretana spiega bene la situazione di stallo nella quale è finito il Molise


CAMPOBASSO. Senza il commissario ad acta non si può nemmeno dare seguito a un’ordinanza del Consiglio di Stato.

Le criticità più volte richiamate e spiegate, oggetto di lettere e di inviti a fare presto emergono tutte, dalla più piccola alla più grande. E così la vicenda dei ricorsi e dei controricorsi che stanno interessando la Regione Molise da un lato e la Fisiomedica Loretana di Toro dall’altro diventa oggetto di una determinazione della Direzione Regionale per la Salute nella quale, nero su bianco, si racconta una storia poco ordinaria di ‘cattiva amministrazione’ .

IL FATTO. L’Istituto Fisiomedica Loretana nel 2016 propone un ricorso al Tar contro la Regione Molise e l’allora commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal deficit (che era il presidente della Regione Paolo Frattura, ndr) chiedendo alla magistratura amministrativa l’annullamento di un decreto che, relativamente al Piano sanitario 2015-2018, stabiliva la diminuzione di posti letto imposta per la riabilitazione e di conseguenza il taglio del budget assegnato.

Il Tar, con una ordinanza cautelare, accoglie la richiesta dell’Istituto e sospende il provvedimento: in pratica annulla, nella parte che era stata impugnata dalla Fisiomedica Loretana, quel provvedimento condannando la Regione alle spese di giudizio.

L’Ufficio del Commissario per l’attuazione del Piano di Rientro, la Regione Molise, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Economia e delle Finanze a loro volta si oppongono alla decisione del Tar Molise con un ricorso contro la struttura di riabilitazione di Toro: con una ordinanza cautelare recentissima (la 4988/2018) il Consiglio di Stato accoglie l’appello e sospende l’esecutività della sentenza quindi afferma la validità e l’efficacia della programmazione sanitaria regionale prevista dal Piano operativo 2015-2018 (ancora vigente, quindi). Un’ordinanza nella quale si legittima la riduzione dei posti letto e del budget assegnato.

L’ordinanza stabilisce che “le prestazioni extrabudget per le attività di riabilitazione erogate determinano una potenziale fonte di danno economico e mettono in dubbio la conseguibilità degli obiettivi finanziari di piano”. Il che, detto semplice, significa che tutto quanto si è speso nel frattempo dando per buono l’esito del giudizio dinanzi al Tar potrebbe avere ripercussioni sul raggiungimento degli obiettivi finanziari che ci si era prefissati. Un possibile danno economico, quindi.

CHE SUCCEDE ORA? Non può succedere nulla perché la Regione è impossibilitata ad intervenire “per causa alla stessa non imputabile e riconducibile alla mancata nomina, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, del commissario ad acta, competente, per le Regioni in Piano di Rientro, in materia di programmazione sanitaria regionale”.

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