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Sistema carcerario in tilt, Di Giacomo: lo Stato ha perso il controllo, i boss comandano dalle celle

Sit in davanti al Ministero della Giustizia dopo le manifestazioni di Campobasso e Napoli alla presenza del sottosegretario Morrone. Gli agenti di polizia penitenziaria “vittime di un sistema che tende a santificare i carnefici”


CAMPOBASSO.  Il tempo del ‘buonismo’ deve finire. La politica è chiamata a prendere una posizione chiara su tutte le disfunzioni del sistema carcerario.

A Roma, per un sit in davanti al Ministero della Giustizia, il segretario generale del Sindaco di Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo ha incontrato il sottosegretario Morrone.

La situazione, come ha spiegato Di Giacomo in questi giorni concitati a seguito della tentata evasione dal carcere di Campobasso e alla successiva reazione dell’agente poi sospeso dal servizio a tempo indeterminato, è allarmante.

“Altro che rendere più comoda la vita di boss, mafiosi, camorristi ed appartenenti a clan di ogni provenienza geografica ed estera. Ci aspettiamo adesso una presa di posizione del Ministro Bonafede che faccia chiarezza non solo sul 41 bis ma – aggiunge Di Giacomo – su tutti i problemi del sistema carcerario. Abbiamo da giorni intensificato la mobilitazione e la proposta a partire dal caso che ha coinvolto il nostro collega di Campobasso non certo per tutelare un solo collega quanto piuttosto tutto il personale di Polizia Penitenziaria. Siamo l’unico sindacato che ormai da tempo denuncia come lo Stato abbia perso il controllo delle carceri; come i boss delle organizzazioni criminali, proprio dall’interno dei penitenziari italiani, gestiscano i loro traffici e le organizzazioni criminali di cui sono punto di riferimento. Il carcere oggi è sempre più la cartina di tornasole della situazione di insicurezza fuori per tutti i cittadini specie donne, anziani, bambini”.

Oggi, all’attenzione, ci sono le parole del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, spiega Di Giacomo. “Le sue dichiarazioni su quelle che definisce ‘condizioni inaccettabili’ per gli oltre 700 sottoposti al 41 bis alimentano ulteriormente l’atteggiamento di buonismo che , con il precedente Governo Gentiloni e con il Ministro Orlando, ha prodotto il famoso decalogo ancora in vigore che detta disposizioni persino sull’arredamento delle celle e sul materiale fornito ai detenuti, uniformando le dimensioni del pentolame, le «forbicine (con punte rotonde), i taglia unghie (senza limetta), le pinzette (in plastica), sino a limitare la visione dei programmi ai principali canali della rete nazionale”.

Per Di Giacomo occorre cambiare strategia. “Nel corso dello scorso anno – ricorda – sono stai rinvenuti nelle carceri italiane, compresi gli istituti che con sezioni per detenuti sottoposti al 41 bis, più di 750 telefonini cellulari, molti dei quali utilizzati da capi clan per gestire comodamente i propri traffici illeciti e le loro associazioni criminali; sono stati sequestrati sempre nelle carceri più di 11 kg di droga; quasi 600 sono state le aggressioni perpetrate in danno di poliziotti penitenziari, ogni giorno una media di 12 poliziotti penitenziari è costretta a far ricorso alle cure sanitari in seguito alle violenze subite; 65 i suicidi di detenuti in carcere e almeno un migliaio quelli sventati grazie al pronto intervento del personale.

Attraverso il tour che toccherà altre città italiane – conclude Di Giacomo – faremo sentire la nostra voce, la voce di tutti coloro che ogni giorno a costo di immani sacrifici cercano di garantire la legalità all’interno delle carceri e la difesa della società. Noi siamo e saremo sempre al fianco di tutti i poliziotti penitenziari, vittime di un sistema che tende a santificare i carnefici e non riconoscere le dovute garanzie ai propri uomini e alle proprie donne”.

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