La ‘secessione dei ricchi’ preoccupa il Molise: passa la mozione, solo Aida Romagnuolo vota no

Una lunga giornata quella trascorsa oggi a Palazzo D’Aimmo per fare sintesi dei quattro documenti sul regionalismo differenziato presentati da Pd, Michele Iorio, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. L’appello del Consiglio regionale del Molise al Governo Conte per ragionare con le Regioni del Centro Sud, le più penalizzate dal processo avviato da Veneto, Emilia e Lombardia. Persino i 5 Stelle votano sì


CAMPOBASSO. Passa con 19 voti a favore e un solo no la mozione (condivisa) sul regionalismo differenziato contenente le linee di indirizzo del Consiglio regionale del Molise (all’appello manca il consigliere D’Egidio assente per motivi personali).

Unico voto contrario quello di Aida Romagnuolo, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, che non sostiene il percorso attivato dall’aula in merito al tema.

Persino il Movimento 5 Stelle, per ovviare a possibili strumentalizzazioni, decide di votare a favore di un documento con il quale, in estrema sintesi, si chiede al Governo Conte di valutare meglio le istanze provenienti dalle regioni di più piccole dimensioni, con una densità abitativa che, come si dice di solito, ci fa sembrare un piccolo quartiere di Roma.

Alle 18 di una giornata davvero lunga e impegnativa, il Consiglio regionale riparte (iniziato alle 11.30 circa e sospeso alle 15.30 con la previsione di ricominciare i lavori alle 16.30) con la lettura del documento condiviso dall’intera aula che, di fatto, riassume le 4 mozioni (Pd, Forza Italia, nuovi ‘Fratelli d’Italia’ e Movimento 5 Stelle) sul regionalismo differenziato.

Argomento difficile, anche complicato anche da raccontare oggetto di interventi in aula da parte di tutte le forze politiche. Una questione da ‘addetti ai lavori’ che però potrebbe avere ripercussioni pesanti su molte regioni del centro Sud, Molise compreso. Regioni in ritardo, che hanno accumulato difficoltà oggettive che vengono da molto lontano.

Il tema, come è ormai noto, riguarda l’iter avviato da tre regioni (Lombardia, Veneto e Emilia Romagna) sulla scia di quanto stabilito dal comma 3 dell’articolo 116 della Costituzione (oggetto di revisione costituzionale nel 2001). Regioni che intendono riappropriarsi, in base a questa previsione costituzionale, di alcune materie (23 per la precisione). Più potere decisionale, più autonomia e più soldi, detto in parole povere.

Il nocciolo della questione, contenuto nella nuova mozione che fa sintesi delle 4 presentate, è tutto qui: nessun trasferimento di poteri e di risorse ad altre Regioni (Lombardia, Veneto e Emilia Romagna), sino a che il Governo nazionale non definirà le prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’art. 117, lettera m della Costituzione.

Nel testo si raccoglie anche la proposta della Regione Calabria di una “Conferenza degli Uffici di Presidenza dei Consigli regionali di Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia al fine di proseguire eventuali convergenze tra le Regioni del Meridione con il supporto di esperti giuridici ed economici da affiancare al lavoro della Commissioni ‘Affari istituzionali e Bilancio’ per determinare le risorse finanziarie, da trasferire o assegnare dallo Stato alla Regione, necessarie all’esercizio delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”.