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Regione, maggioranza in crisi. Calenda e Romagnuolo non mollano.“Salvini? Non sa quello che combina Mazzuto”

Con dieci voti a favore e dieci contrari l’atto politico non viene nemmeno iscritto all’ordine del giorno. Durissimi attacchi delle due esponenti leghiste intenzionate a non mollare: siamo qui perché i molisani ci hanno votato, chiediamo una verifica politica

CAMPOBASSO. Tutto secondo previsioni. La mozione (politica) di sfiducia nei confronti dell’assessore esterno Luigi Mazzuto non è nemmeno iscritta all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio regionale. Il che significa che non ha il ‘disco verde’ per essere discussa e quindi votata. In parole povere, non è argomento da affrontare.

Due squadre in sostanziale parità, la maggioranza oggi incassa il risultato ma di misura e solo perché così recita il Regolamento regionale. Ed è il numero 10 a fare la differenza. Dieci le firme poste a sostegno della mozione con la quale si chiedeva al presidente Toma di “valutare le condizioni politiche per la permanenza di Mazzuto nell’incarico di assessore regionale”. Dieci i voti che hanno di fatto evitato all’aula di discutere e prendere posizione sul tema.

Dieci i mesi di governo regionale finiti nel tritacarne visti gli interventi in aula dei consiglieri del Pd, delle due esponenti della Lega (che hanno alzato le barricate contro Mazzuto) e dei 5 Stelle (per voce di Andrea Greco).

Una giornata politica iniziata con circa 2 ore di ritardo sulla tabella di marcia e conclusa in maniera repentina con le minoranze e le due leghiste Calenda e Romagnuolo che abbandonano l’aula per protesta contro la mancata iscrizione della mozione e la sensazione che la politica andata in scena oggi a Palazzo D’Aimmo sia l’espressione di quanto di più antico ci sia.

Solite liturgie, stessa metodologia con la quale evitare di discutere di un problema, identiche decisioni calate dall’alto e contro le quali nessuno alza un dito. Sembra un film già visto eppure, come da slogan, avrebbe dovuto essere la ‘nuova’ politica, quella per il Molise e i molisani.

Basti pensare che la mancata iscrizione della mozione, e il conseguente abbandono dei lavori , hanno – di fatto – bloccato i lavori dell’aula. Non per mancanza di numero legale ma per assenza totale di un qualsiasi argomento che facesse riferimento alla maggioranza consiliare: su 15 argomenti iscritti, e che oggi avrebbero dovuto essere affrontati, 6 erano appannaggio del Movimento 5 Stelle, 6 riferibili al Partito Democratico e tre di iniziativa di Aida Romagnuolo. Mancando tutti i riferimenti di tali atti di cui il Consiglio avrebbe dovuto discutere, dopo un quarto d’ora di ‘ricreazione’, tutti a casa.

Politicamente, non affrontare l’argomento ‘sfiducia politica a Mazzuto’ ha disinnescato la bomba, non conferendole alcun potere di deflagrazione. Ma il rovescio della medaglia è ugualmente devastante: dieci consiglieri (su 20) chiedono di affrontare un tema e quelle richieste diventano carta straccia. Difendere il proprio operato , le scelte, spiegare il lavoro fatto e quello che c’è ancora da fare avrebbe potuto essere la strada migliore per depotenziare la portata politica di quello che sta accadendo nella maggioranza consiliare che, dieci mesi dopo il voto, scappa dalle proprie responsabilità politiche, non solo nei confronti dei consiglieri regionali ma anche e soprattutto dell’elettorato che quei 10 consiglieri rappresentano.

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