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Il Molise e il paradosso dei medici pensionati: lo strano caso di Lucio Pastore

Martedì 2 aprile l’udienza dinanzi al giudice del lavoro di Campobasso. Il primario del Pronto Soccorso di Isernia, voce libera e fuori dal coro, aveva fatto richiesta per restare in servizio altri due anni ma dal 1° gennaio è stato elegantemente silurato. Una decisione che stride con il provvedimento del commissario ad acta atto a coprire l’emergenza di personale medico


ISERNIA. Nel Molise dei paradossi non può passare inosservata la vicenda umana e professionale di Lucio Pastore, primario del Pronto Soccorso di Isernia. Da lustri impegnato nella difesa della sanità pubblica contro lo strapotere dei privati, anima di comitati e manifestazioni cittadine pro ospedale Veneziale, primo a denunciare una situazione che, negli anni, si è incancrenita con lo smantellamento di ambulatori e reparti da un lato e creazione di doppioni con relativo sperpero di denaro pubblico dall’altro, oggi Pastore si trova a dover lottare in tribunale per difendere il proprio posto di lavoro.

Il prossimo 2 aprile, infatti, si terrà l’udienza presso il giudice del lavoro di Campobasso in merito al pensionamento deciso dall’Asrem verso lo scomodo medico isernino – già colpito da provvedimenti disciplinari per aver ‘osato’ denunciare pubblicamente lo stato di salute della sanità molisana allo sfascio – autentica voce libera nel panorama della sanità molisana, appiattita alla politica di questo o quello schieramento a seconda delle convenienze.

Pastore, difatti, vuole restare a svolgere la professione medica sul campo per un altro anno e mezzo, come suo diritto. Dopo aver riottenuto, infatti, i ‘galloni’ di primario del Pronto Soccorso di Isernia – che gli erano stato tolti per criteri di rotazione applicati quasi a senso unico nei suoi confronti – lo scorso 1° gennaio, con una decisione a sorpresa, Pastore è stato mandato in pensione dall’Azienda sanitaria regionale del Molise per sopraggiunti limiti di età, nonostante avesse presentato domanda per restare in servizio per altri due anni come consentito dalla norma, che prevede questa possibilità per strutture con carenze di organico quali l’ospedale di Isernia.

La sua vicenda, ora più che mai, stride beffardamente, con il recente, clamoroso provvedimento del commissario ad acta per la sanità Angelo Giustini, che per coprire i buchi nei reparti ed evitarne la chiusura – ha sostenuto – ha richiamato al lavoro i medici in pensione, suscitando una ridda di polemiche e diventando un caso nazionale, con il Veneto e il Friuli Venezia-Giulia che si sono accodati all’adozione di tale discutibile misura tampone. Insomma, mentre i concorsi per camici bianchi vanno deserti e si richiamano i medici in pensione, chi in pensione non vuole andare dovrebbe andarci per forza, se si chiama Lucio Pastore.

“Un provvedimento politico, contro personam”, lo ha definito il dirigente medico, che in una situazione di emergenza di personale potrebbe essere costretto a lasciare un altro vuoto tra i colleghi, se le sue ragioni non fossero riconosciute. In tal caso, uscire dalla porta e rientrare dalla finestra varrebbe anche per Pastore come per gli altri medici specialisti a riposo?

Pba

 

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